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RUSSIAIl petrolio russo a cui non possiamo rinunciare (e gli Usa incontrano Maduro in segreto)

07.03.22 - 19:03
Zelenskij chiede a gran voce il bando subito ma i leader occidentali tentennano e cercano alternative
Reuters
Manifestanti venezuelani contro Maduro e Putin.
Manifestanti venezuelani contro Maduro e Putin.
Il petrolio russo a cui non possiamo rinunciare (e gli Usa incontrano Maduro in segreto)
Zelenskij chiede a gran voce il bando subito ma i leader occidentali tentennano e cercano alternative

MOSCA - Tante sanzioni da danneggiare in maniera importante gran parte dell'economia russa e affossare il rublo ma una questione che resta ancora aperta: quella del petrolio, che continua a scorrere verso occidente.

Il greggio, di cui la Russia è il più grande produttore al mondo, resta una carta troppo importante per l'Europa (e non solo) perché si metta davvero in atto un bando totale dell'import.

Questo, malgrado se ne parli: lo ha ribadito il segretario di Stato Antony Blinken questo fine settimana e gli hanno fatto eco giusto oggi pomeriggio Ursula von Der Leyen e il premier britannico Boris Johnson che ha confermato in conferenza stampa «che dobbiamo pensare al più presto come renderci indipendenti dagli idrocarburi russi, dal petrolio e dal gas naturale, ma è una decisione che va presa tutti assieme, unanimemente».

Una possibilità, sì ma «che va pianificata in maniera oculata» ha colto la palla al balzo il premier dei Paesi Bassi Mark Rutte, ospite di Downing Street, «e non va improvvisata dalla sera alla mattina».

Insomma, una posatezza - quella dei leader occidentali relativa alla questione del petrolio - che stona (e di molto) con i toni roboanti di condanna per la spregiudicatezza dell'azione bellica russa in Ucraina.

E proprio oggi pomeriggio, da Kiev arriva l'appello del presidente Volodymir Zelenskij per «un bando totale dell'import dalla Russia».

Intanto, in segreto, gli Usa hanno incontrato Maduro, come riportato dall'agenzia americana AP. Questo fine settimane, infatti, una delegazione di Washington si sarebbe recata in Venezuela per una serie d'incontri preliminari a Caracas con l'entourage del presidente venezuelano. Il paese latino, lo ricordiamo, fa parte dell'Opec ed è il sesto produttore petrolifero mondiale.

La segretezza dell'incontro ha diverse motivazioni, da una parte quella strategica e dall'altra il fatto che Maduro è un personaggio considerato estremamente scomodo da Washington.

Nei suoi confronti, infatti, sono state emesse diverse sanzioni e una politica di “pressione estrema” varata sotto il governo Trump. Fra questa anche l'accusa, di una corte di New York, di legami con i cartelli del narcotraffico.

In questo momento di crisi però, a quanto pare, sembra valere la politica del “male minore”.

Intanto le previsioni energetiche per l'Europa restano a tinte fosche, anche sul medio-lungo termine. Lo sostiene una bozza di un documento interno dell'Unione Europea che è stata visionata dal Guardian e che verrà presentata ufficialmente domani.

Stando alla presentazione i prezzi di gas ed elettricità, «resteranno volatili fino almeno alla fine del 2023». Il motivo è da ricercarsi in una forte dipendenza dell'UE dalle forniture russe con il 40% dell'attuale volume importato proprio da Gazprom che - al momento - starebbe (si suppone volutamente) mantenendo un volume di stoccaggio nettamente inferiore alla norma (la stima è del 16%).

Per questo motivo al vaglio c'è l'alternativa del gas naturale (Gnl) liquefatto importato via nave da Cina, Corea del Sud, Giappone e India. Un cambio di direzione che, però, non potrà essere a costo zero.

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