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STATI UNITI / RUSSIA«Russia, se sei in ascolto...», Trump chiede il "bis"

30.03.22 - 14:00
L'ex presidente cerca l'assistenza di Putin per affondare un avversario politico (comune). E non è la prima volta.
AFP
«Russia, se sei in ascolto...», Trump chiede il "bis"
L'ex presidente cerca l'assistenza di Putin per affondare un avversario politico (comune). E non è la prima volta.
Una storia fatta di elogi, qualche critica, richieste di aiuto (dirette e indirette) e lunghissime telefonate. Il rapporto tra l'ex inquilino della Casa Bianca e lo "zar" rimane una lettura difficile.

WASHINGTON - Il nemico del mio nemico è mio amico. Il detto che va oltre "l'enigma"; perché così - citando un'analisi pubblicata a suo tempo dalla Cnn - è stato descritto il rapporto tra l'allora presidente degli Stati Uniti Donald Trump e quello russo Vladimir Putin nei quattro anni che il "tycoon" ha trascorso tra i muri della Casa Bianca.

Amici o nemici che siano, a unirli c'è sicuramente l'acredine nei confronti di Biden. O dei Biden, perché il collimatore di Trump è largo a sufficienza da inquadrare la famiglia intera del suo successore. Ed è mirando al figlio, Hunter, che è tornato in queste ore alla carica, chiedendo - attraverso un'intervista a "Just the News" - una mano direttamente allo "zar" per dissotterrare tutta l'eventuale sporcizia a carico del secondogenito del presidente statunitense. Nel bel mezzo della guerra e in un momento in cui i rapporti tra Washington e il Cremlino sono ai minimi storici.

Andando con ordine. Le accuse mosse da Trump sui presunti malaffari che i Biden avrebbero al di fuori dei confini a stelle e strisce non sono di certo una novità. Su questo chiodo l'ex commander-in-chief americano ha battuto con ferrea insistenza già quando sedeva nell'Ufficio Ovale. E ora, citando i risultati di un'inchiesta svolta dal fronte repubblicano del Senato e resi noti nelle settimane precedenti l'elezione del 2020, è tornato alla carica lanciando direttamente a Putin un appello affinché si faccia chiarezza su un presunto pagamento di 3.5 milioni di dollari, risalente a una decina di anni fa, che Hunter Biden avrebbe ricevuto da Yelena Baturina, la moglie dell'ex sindaco di Mosca, Yury Luzhkov. Ma nel farlo, scrive oggi Politico, Trump si è scordato che lui stesso sul finire degli anni '90 aveva cercato di imbastire affari con lo stesso Luzhkov. E chiudiamo la parentesi.

Per dovere di chiarezza: è vero che Hunter Biden è stato pagato, e bene, per alcune consulenze effettuate per governi stranieri mentre suo padre Joe era il secondo in comando durante la presidenza Obama. E sulla vicenda, come è noto, è in corso un'indagine da parte del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti per fare luce su eventuali illeciti.

Interessante è osservare come l'appello di Trump in direzione di Mosca non sia una prima assoluta. Già nell'estate del 2016, prima del testa a testa decisivo del novembre successivo, l'allora futuro inquilino della Casa Bianca aveva "chiesto" una mano per sgambettare la sua avversaria. Quel «Russia, se sei in ascolto...» con cui chiese di ottenere e rendere pubblico il contenuto del server di posta elettronica privato utilizzato da Hillary Clinton durante il mandato come Segretario di Stato. E dalle accuse di tentato sgambetto contro un avversario politico (interno) è scaturito anche il primo impeachment contro Donald Trump, che fu accusato - con alcuni dei funzionari della sua amministrazione - di aver esercitato forti pressioni sui leader di alcuni Paesi stranieri e in particolare sull'Ucraina per mettere sotto inchiesta Biden e suo figlio Hunter. Il processo si è concluso poi con l'assoluzione di Trump.

Tutto questo girotondo per osservare quanto davvero i rapporti tra l'ex presidente degli Stati Uniti e Vladimir Putin si confermino difficili da leggere. Prima, durante il mandato e ora che si è lasciato alle spalle il Distretto di Columbia. La situazione della guerra in Ucraina è in ciò solo l'ultima faccia di un cubo di Rubik. Alla vigilia dell'invasione l'elogio al «genio» e «all'astuzia» dello "zar" nella sua gestione della crisi. Poi il colpo di retromarcia, riconoscendo nell'invasione «un crimine contro l'umanità». «Questo non sembra lo stesso Putin con cui trattavo io». E l'enigma rimane tale.

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