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ITALIADdl Zan, Draghi: «Siamo uno stato laico. Il Parlamento è libero»

23.06.21 - 18:37
Il governo italiano, ha detto il "premier", «non entra nel merito della discussione».
keystone-sda.ch (RICCARDO ANTIMIANI)
Ddl Zan, Draghi: «Siamo uno stato laico. Il Parlamento è libero»
Il governo italiano, ha detto il "premier", «non entra nel merito della discussione».
Mario Draghi al Senato: «Il nostro ordinamento contiene tutte le garanzie per verificare che le nostre leggi rispettino sempre i principi costituzionali e gli impegni internazionali, tra cui il Concordato con la Chiesa».

ROMA - L'Italia «è uno stato laico, non è uno stato confessionale. Quindi il Parlamento è libero di discutere». Il "premier" italiano Mario Draghi, dall'aula del Senato della Repubblica, ha sgombrato così il campo in merito alla richiesta da parte del Vaticano di apportare modifiche al disegno di legge (Ddl) Zan contro l'omofobia.

«Il nostro ordinamento - ha detto Draghi ai senatori - contiene tutte le garanzie per verificare che le nostre leggi rispettino sempre i principi costituzionali e gli impegni internazionali, tra cui il Concordato con la Chiesa».

«Questo è il momento del Parlamento, non è il momento del governo» e per questo motivo «il governo non entra nel merito della discussione», ha aggiunto sottolineando che la laicità «non è indifferenza dello Stato rispetto al fenomeno religioso, ma tutela del pluralismo e delle diversità culturali».

La nota del Vaticano
Il 17 giugno scorso, lo ricordiamo, monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, aveva consegnato una nota all'Ambasciata italiana presso la Santa Sede in cui veniva espressa preoccupazione sul fatto che la norma potesse incidere negativamente sulle libertà della Chiesa, chiedendo di apportare delle modifiche al progetto di legge.

In particolare, nella nota - pubblicata dall'Ansa - si legge che la Segreteria di Stato rileva che alcuni contenuti del Ddl Zan - «particolarmente nella parte in cui si stabilisce la criminalizzazione delle condotte discriminatorie per motivi "fondati sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale, sull'identità di genere" - avrebbero l'effetto di incidere negativamente sulle libertà assicurate alla Chiesa cattolica e ai suoi fedeli dal vigente regime concordatario».

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