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CronacaCOMO: Prime pesanti condanne per la banda che rapinò la T.N.T. Traco

05.02.01 - 15:21
Inflitti con lo sconto 35 anni di reclusione, il P.M. ne aveva sollecitati una 40ina.
COMO: Prime pesanti condanne per la banda che rapinò la T.N.T. Traco
Inflitti con lo sconto 35 anni di reclusione, il P.M. ne aveva sollecitati una 40ina.

COMO. Prime pesanti condanne quelle inflitte quest’oggi dal Giudice Preliminare del Tribunale di Como nei confronti della banda che alle 7.30 del 19 novembre ’98 fece irruzione alla T.N.T. Traco di Grandate andandosene con un autotreno carico di merce assortita per centinaia di milioni di lire. La pena più dura e significativa è quella inflitta Giovanni Scalisi (43 anni, messinese con casa a Rho) che dovrà scontare otto anni e 4 mesi di reclusione, oltre che pagare una multa da 4 milioni di lire. Stessa pena inflitta anche a Salvatore D’Amico (29 anni di Montorfano), mentre sette anni e tre milioni di multa sono stati inflitti a Salvatore Laezza (45 anni di Napoli) contro i sei anni, 4 mesi e due milioni di multa riservati dal Giudice Preliminare a Giuseppe Siniscalchi (31 anni di Sambuco in Ponticelli). Infine la condanna più mite nei confronti di Gianluigi Fabbri (47 anni di San Martino), uno dei pochi ad essere scarcerato prima del processo. Per tutti le condanne sono già scontate di un terzo come previsto dal rito abbreviato cui hanno fatto ricorso. In totale sono stati, così, inflitti 35 anni di reclusione contro i 40 complessivi sollecitati dal Pubblico Ministero Vittorio Nessi, titolare delle indagini. Questi i fatti: quella mattina 12 persone armate di mitra fecero irruzione alla T.N.T. Traco di Grandate cogliendo di sorpresa diversi addetti che non ebbero modo di fare nulla per impedire l’assalto. I banditi fuggirono con un autotreno carico di merce per oltre un miliardo di lire, ma già quella stessa mattina, un po’ prima dell’ora di pranzo, alcuni di loro erano già dentro grazie al sistema satellitare antifurto di cui era dotato il pesante mezzo e che guidò gli agenti della Polstrada di Como fino ad un capannone di Fizzonasco di Pieve Emanuele dove era stato nascosto il T.I.R.. Quel giorno venne denunciato il responsabile della struttura che l’aveva concessa in affitto alla banda. Lui, M. A. M, 48enne di Milano (accusato di ricettazione), che nelle scorse settimane aveva scelto di scendere a patti con il P.M. Vittorio Nessi per chiudere i conti con una pena concordata e già scontata un terzo per aver fatto ricorso al patteggiamento: un anno e mezzo con la sospensione. Le indagini, condotte dalla Polizia Stradale di Como in stretta collaborazione con gli uomini della P.G. in forza alla Procura lariana, portarono a più riprese (l’ultima nel settembre scorso) all’arresto di 15 gaglioffi provenienti dal napoletano e dalla Sicilia, in particolare dalle zone di Paternò, mentre uno riuscì a rendersi fringuello di bosco e gli inquirenti per lui hanno deciso di mantenere aperta sine die la stagione venatoria. Il rito alternativo é stato, dunque, concesso a Salvatore Laezza, Salvatore D'Amico, Giuseppe Siniscalchi e a Pietro Giovanni Scalisi, e a Gianluigi Fabbri che, insieme a M.A.M., sono tornati in Aula oggi per chiudere definitivamente i conti con la Giustizia lariana. Per tutti le accuse contestate sono di rapina a mano armata aggravata, sequestro di persona e lesioni personali. Prossima udienza per il processo con rito ordinario, il 23 aprile.

di Bob Decker

 

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