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ISRAELEProteste contro riforma giudiziaria, 100mila israeliani a Tel Aviv

06.05.23 - 21:50
Non si placa la rabbia di una parte della popolazione di Israele di fronte al progetto di legge proposto dal premier Netanyahu
AFP
Fonte ATS ANS
Proteste contro riforma giudiziaria, 100mila israeliani a Tel Aviv
Non si placa la rabbia di una parte della popolazione di Israele di fronte al progetto di legge proposto dal premier Netanyahu

TEL AVIV - Gli israeliani contrari alla riforma giudiziaria del governo di destra di Benjamin Netanyahu sono tornati in piazza per la 18esima settimana consecutiva in circa 150 luoghi del Paese.

Come sempre la protesta principale si è svolta a Tel Aviv lungo il Viale Kaplan che costeggia il ministero della Difesa, l'unico non a Gerusalemme, dove i media hanno stimato una presenza di circa 100mila persone.

Aperta dall'inno di Israele, la dimostrazione ha registrato la presenza tra gli altri dell'ex ministro degli Esteri Tizpi Livni. Richiesta principale da parte degli organizzatori è stata quella che i leader dell'opposizione, Yair Lapid e Benny Gantz (in forte crescita nei sondaggi), lascino i negoziati in corso con la maggioranza sotto l'egida del presidente Isaac Herzog.

«Un complotto da parte del premier Netanyahu - hanno attaccato gli organizzatori - per perdere tempo e far approvare la legge finanziaria». «Ribalteremo ogni pietra - ha risposto Lapid intervenendo a Rehovot non lontano da Tel Aviv - per verificare se c'è la possibilità di raggiungere un accordo storico che ci accompagnerà per 100 anni nel futuro, ma non lasceremo che si limitino a prendere tempo per salvare il loro governo».

Gantz - che ha parlato a Netanya - ha detto di sperare in progressi per quanto riguarda i negoziati ma che «riesaminerà» la questione se non ci saranno passi in avanti. La legge di riforma giudiziaria è in pausa parlamentare alla Knesset (che ha ripreso i lavori dopo il fermo), ma lo scoglio principale dei negoziati è quello legato al meccanismo attuale di nomina dei giudici della Corte Suprema che la maggioranza di governo vuole rivedere e che l'opposizione invece difende in nome dell'autonomia dall'esecutivo.

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