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ISRAELEGerusalemme, nuova protesta contro la legge di Netanyahu

20.02.23 - 20:46
Circa 100mila manifestanti si sono riversati davanti alla Knesset per esprime il dissenso verso la riforma giudiziaria.
AFP
Fonte Massimo Lomonaco, (Ansa)
Gerusalemme, nuova protesta contro la legge di Netanyahu
Circa 100mila manifestanti si sono riversati davanti alla Knesset per esprime il dissenso verso la riforma giudiziaria.

TEL AVIV - Lo scontro sulla riforma giudiziaria presentata dal governo di Benyamin Netanyahu non si ferma. Una nuova protesta nazionale ha portato decine di migliaia di persone davanti la Knesset a Gerusalemme: 100mila circa per alcuni media, 70 mila per altri. Ma ad essere coinvolte sono state anche altre località del Paese, a cominciare da Tel Aviv. A rendere rovente la situazione è l'avvio in Aula dell'approvazione delle prime parti della contestata riforma, soprattutto quelle che riguardano le nuove regole per la nomina dei giudici e la limitazione dei poteri della Corte Suprema. Temi sensibili dai quali il governo - che ha la maggioranza nel plenum - non ha alcuna intenzione di recedere e che l'opposizione giudica, invece, un tradimento della democrazia israeliana.

Il tutto mentre al Palazzo di Vetro il Consiglio di sicurezza ha adottato all'unanimità una dichiarazione che definisce gli insediamenti israeliani nei territori palestinesi occupati «un ostacolo» alla pace e alla soluzione a due Stati. Dichiarazione che l'ufficio di Netanyahu, deluso dall'adesione degli Usa, ha respinto in toto perché «nega il diritto degli ebrei a vivere nella loro patria storica» e dimentica i 10 israeliani uccisi solo «in questo mese» negli attentati palestinesi.

A Gerusalemme i toni sulla riforma intanto si erano alzati già in mattinata quando alcuni manifestanti hanno tentato di bloccare le case di alcuni deputati del Likud e di altri partiti della maggioranza, tra cui il presidente della Commissione costituzionale Simchà Rothman (Sionismo religioso), architetto della riforma insieme al ministro della giustizia Yariv Levin. L'obiettivo era di impedire loro di recarsi alla Knesset per il voto. Un'iniziativa attaccata duramente da Netanyahu, ma anche dal capo dell'opposizione Yair Lapid. Più tardi nella riunione della Commissione stessa - per la seconda volta durante l'esame della riforma - ci sono stati alterchi con grida e insulti tra maggioranza e opposizione. Situazione quasi identica in Aula dove i deputati dell'opposizione hanno sventolato bandiere nazionali fino a che i commessi, su indicazione del Presidente, le hanno rimosse. Un deputato della minoranza, il centrista Ram Ben Barak, ha ricordato che «anche i nazisti sono arrivati al potere legalmente». Una notazione respinta con sdegno da Netanyahu che ha accusato l'opposizione di «aver oramai deragliato». Lo stesso premier, prima di entrare nell'emiciclo, è stato apostrofato nei corridoi da una giovane che prima di essere allontanata dalla sicurezza gli ha urlato: «Corrotto, il tuo posto non è alla Knesset. Vergognati». Scene analoghe sono avvenute nella tribuna del pubblico, mentre fuori dal palazzo era in corso la manifestazione che prima di cominciare aveva registrato blocchi stradali e cortei nell'A1, l'autostrada che conduce a Gerusalemme.

«I leader della protesta - ha denunciato Netanyahu - calpestano la democrazia, la volontà espressa dal popolo con il voto. Fanno ribellione civile, bloccano le strade e minacciano i deputati della Knesset». Poi ha attaccato l'avvocato generale dello Stato Gali Baharav-Miara definendo «una deformazione della democrazia» il fatto questi gli abbia impedito, a causa del conflitto di interessi per il processo a suo carico a Gerusalemme, di parlare della riforma giudiziaria. «Io premier di Israele, eletto da 2 milioni e mezzo di persone - ha sottolineato -, non posso parlare della riforma. Devo ricorrere alla telepatia?». Il premier si è poi rivolto a chi nell'opposizione sarebbe pronto, a suo avviso, a un confronto: «Non vi lasciate intimorire dai sopraffattori della vostra area. Dimostrate leadership», ha detto auspicando che «domani si apra la strada per il dialogo». Sul tavolo c'è la proposta di mediazione in 5 punti offerta dal presidente Isaac Herzog. Ma la situazione attuale non appare favorevole almeno dalle parole di Lapid che ha contestato la riforma nei suoi riflessi sulla sicurezza, sull'economia, visto che la Banca di Israele ha appena rialzato i tassi. La maggioranza - ha sottolineato - «sta spaccando il popolo in due» e ha creato una situazione nella quale uno odia l'altro in base alla propria visione politica. «Primi passi - ha aggiunto - verso un Paese non democratico».

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