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Il 69enne, che ieri ha ucciso tre curdi, era tornato in libertà solo 11 giorni prima
PARIGI - È il razzismo il movente della strage avvenuta ieri a Parigi. Lo ha dichiarato lo stesso autore, un macchinista in pensione delle Ferrovie francesi, alle autorità dopo l'arresto. A riferirlo è stata una fonte vicina al dossier, che ha riportato una agghiacciante dichiarazione dell'uomo subito dopo la cattura: «Quanti ne ho uccisi?».
L'uomo ha esplicitamente voluto colpire la comunità curda, prendendo di mira l'area limitrofa al centro culturale in rue d'Enghien, nel decimo arrondissement della capitale francese. Nella valigetta che aveva accanto a sé c'era una pistola, una «1911 Colt» calibro 45 «dall'aspetto logoro» insieme a «due o tre caricatori carichi, una scatola di cartucce calibro 45 con almeno 25 cartucce all'interno». L'arma utilizzata è una «1911 Colt 45» dell'esercito americano «dall'aspetto logoro».
L'uomo, ex dipendente delle Ferrovie francesi in pensione dal 2018, si era già segnalato per degli episodi di violenza nei confronti di migranti. Nel gennaio 2021 aveva lacerato a colpi di sciabola alcune tende ed era stato posto in detenzione provvisoria. Era tornato in libertà lo scorso 12 dicembre. Nel mese di giugno era inoltre stato condannato a un anno per un'aggressione con il coltello contro tre persone, avvenuta nel febbraio 2016 nel suo precedente domicilio, nel dipartimento di Seine-Saint-Denis.
Il padre 90enne dell'arrestato, interpellato dai media francesi, ha descritto il figlio come «silenzioso» e «chiuso» e che non aveva preannunciato la volontà di uccidere. «Non ha detto niente quando se n'è andato (…) È pazzo. È pazzo».
