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ITALIAFinale di Champions in Piazza S. Carlo: «Fu la banda dello spray a scatenare il panico»

20.04.22 - 20:32
Convalidate le condanne a più di dieci anni per i quattro elementi del gruppo
IMAGO
Fonte ats
Finale di Champions in Piazza S. Carlo: «Fu la banda dello spray a scatenare il panico»
Convalidate le condanne a più di dieci anni per i quattro elementi del gruppo

TORINO - È stata la diffusione dello spray urticante - e non la paura di un attacco terroristico o la criticità organizzativa di pur immediata percettibilità - a scatenare il panico a Piazza San Carlo, a Torino, la sera del 3 giugno 2017 quando migliaia di persone, non solo tifosi bianconeri, erano accorsi in circa 40mila per vedere sui maxischermi la finale di Champions League tra la Juventus e il Real Madrid. Milleseicento rimasero feriti dopo essere stati travolti dalle ondate di folla agitata in movimento scomposto, e due donne persero la vita in conseguenza dei traumi e dei postumi riportati nella ressa scomposta.

A mettere nero su bianco in via definitiva la ricostruzione di come quel sabato sera si trasformò in un incubo - anche per l'amministrazione cittadina con sindaca e questore finiti sotto processo -, è la Cassazione nelle motivazioni di conferma della condanna a oltre dieci anni di carcere per i quattro giovani di origine marocchina, la 'banda dello spray', che per compiere furti e borseggi in base a un copione già collaudato in altre occasioni iniziarono a dirigere «verso terra» il getto urticante delle loro bombolette, così da renderlo ancora più intollerabile.

Convalidate dunque le condanne inflitte fin dal primo grado dalla giudice delle udienze preliminari (gup) Maria Francesca Abenavoli, al termine del rito abbreviato, e pari a 10 anni, 4 mesi e 20 giorni di reclusione per Sohaib Bouimadaghen, Hamza Belghazi e Mohammed Machmachi, che oggi hanno 24, 23 e 24 anni; circa un mese in meno per Aymene El Sahibi, oggi di 25 anni, considerato autore di un minor numero di furti, a lui 10 anni, 3 mesi e 24 giorni.

Quattro le imputazioni a loro carico: furti con strappo e rapine aggravate, lesioni aggravate in danno delle persone derubate, omicidio preterintenzionale delle due vittime - una morta il 15 giugno 2017 e l'altra rimasta paralizzata e deceduta il 25 gennaio 2019 -, e lesioni personali aggravate in danno di un numero imprecisato di persone che assistevano all'evento di piazza conclusosi con la bruciante sconfitta della Juve che a Cardiff incassò quattro reti e ne mise a segno solo una.

Ad avviso degli 'ermellini', è infatti sorretta da «una puntuale analisi delle risultanze istruttorie» la conclusione a cui è arrivata la Corte d'Appello di Torino nell'attribuire «all'unica causa iniziale della diffusione dello spray da parte degli imputati» il manifestarsi delle ondate di panico. «In siffatta cornice - evidenzia il verdetto 15269 della Quinta sezione penale - il timore di attacchi terroristici può aver amplificato l'effetto del panico, ma certo non elide l'autonoma rilevanza causale dell'azione scriteriata che ha generato il disordinato movimento di folla».

Quanto all'ipotesi avanzata dalla difesa dei quattro, che sulla piazza fossero in azione anche «altre bande di rapinatori», i supremi giudici replicano che «non è dato sapere dove si trovassero costoro» mentre «è certo che nel punto in cui la situazione di caos si è generata c'erano gli imputati, i quali, in concorso tra loro avevano deciso di ricorrere all'uso dello spray».

In sostanza date anche le «criticità organizzative» di «immediata percebilità» che hanno connotato le misure di sicurezza di Piazza San Carlo, - la Cassazione ricorda come non ci fossero vie di fuga, ma solo transenne e tutto intorno palazzi, i varchi erano bloccati - i componenti della 'banda' si sono assunti consapevolmente il rischio delle «prevedibili conseguenze» delle loro azioni.

Nell'altro filone giudiziario, per le inadeguate misure di sicurezza, l'ex sindaca Chiara Appendino e l'allora questore Angelo Sanna, sono stati condannati in abbreviato a 18 mesi di reclusione e ora attendono il giudizio d'appello.
 
 

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