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UCRAINAUn pantano di rubli, macerie e sangue

17.03.22 - 15:50
Le forze russe in Ucraina bombardano ma non avanzano. E il conto della guerra di Vladimir Putin si fa sempre più salato.
AFP
Un pantano di rubli, macerie e sangue
Le forze russe in Ucraina bombardano ma non avanzano. E il conto della guerra di Vladimir Putin si fa sempre più salato.

KIEV / MOSCA - L'armata russa si è impantanata in Ucraina? Arrivati ormai al ventiduesimo giorno di guerra, è diventato complesso parlare ancora di un'avanzata russa. Perché sì, le truppe del Cremlino assediano le città ucraine, bombardano sempre di più. A Kiev, Kharkiv, Mariupol, Chernihiv e nel bersaglio hanno messo anche Odessa. Ma passi in avanti sul campo sembrano farne pochi.

Sotto la lente, le forze della Federazione Russa stanno facendo «progressi minimi via terra, via mare e via cielo e continuano a subire pesanti perdite». Nel frattempo, la resistenza ucraina rimane invece «solida e ben coordinata». Questa l'istantanea che hanno scattato questa mattina i servizi di intelligence del ministero della Difesa del Regno Unito. E al netto delle indiscrezioni - prontamente smentite - sul fatto che in quel di Mosca qualcuno avesse alzato concretamente la cornetta per chiedere una mano a Pechino, gli stessi vertici della Guardia Nazionale russa - nella persona del comandante Viktor Zolotov, fedelissimo di Vladimir Putin che non perde mai di vista le spalle dello "zar" - hanno ammesso che sì, «non tutto sta andando così velocemente come invece ci aspettavamo».

La guerra prosegue. Ma la "Blitzkrieg" che il presidente russo auspicava di condurre, manu militari ma, con ogni probabilità, senza dover nel concreto sparare neanche un singolo colpo, né dal cielo né dalle canne degli AK-12 imbracciati dalla fanteria di Mosca, l'ha invece già persa da un pezzo. Quella che il presidente Putin ha chiamato «operazione militare speciale» - perché in fondo ognuno dà alle sue cose il nome che preferisce - avrebbe dovuto arrivare a conclusione nel giro di due o tre giorni. Lo dicono i rapporti prodotti dai servizi delle strutture d'intelligence dei Paesi occidentali - che stanno fornendo ossigeno vitale ai "polmoni" della resistenza di Kiev -; lo dicono gli analisti e lo hanno confermato anche alcuni dei militari russi che sono stati catturati sul campo dalle forze ucraine.

Pochi passi avanti e un "conto" salatissimo
Il Cremlino si è così ritrovato a dover buttare il foglio e rifare i conti, con il fango che giorno dopo giorno si è alzato dalle caviglie fino alle ginocchia. A inserire nel calcolo altri rubli e altro sangue. E poi il tempo, che agisce da moltiplicatore. Grosse perdite e costi esorbitanti che impongono l'individuazione di una via d'uscita. E che il tempo non sia dalla parte di Putin lo ha ribadito anche il generale americano Ben Hodges, ex capo delle forze statunitensi nel Vecchio continente, che lo scorso gennaio aveva pronosticato un'invasione dell'Ucraina entro la fine di febbraio. Profezia che si è puntualmente compiuta. L'ex comandante, in un'analisi pubblicata il 15 marzo dal "Center for European Policy Analysis", ha provato a fare i conti "in tasca" all'esercito russo. E risolvendo l'espressione si giunge a una cifra ben precisa: 10 giorni. Ma arriviamoci con ordine.

«I russi sono nei guai e lo sanno. Per questo hanno chiesto aiuto alla Cina e stanno reclutando i siriani». I generali russi «stanno esaurendo il tempo, le munizioni, e il personale», scrive Hodges, passando in rassegna le varie voci di spesa. Sull'ultima in particolare, l'ex comandante americano si sofferma e rimarca a titolo di paragone che - stando alle cifre del Pentagono - «il 50% delle forze militari russe sono ora impiegate in Ucraina. Al picco delle nostre guerre in Iraq e in Afghanistan avevamo schierato il 29% delle forze. E già così era uno sforzo difficilmente sostenibile». Ci sono poi le perdite russe. Senza contare i tank, gli elicotteri e i sistemi tattici. Solo le vite. Mosca ne dichiara meno di 500. Per Kiev sono oltre 13'000. Le fonti americane fermano il conteggio attuale attorno a quota 7'000. In ogni caso «nelle migliaia» e i feriti «sono ancora di più», sottolinea Hodges. Numeri che sono «molto alti» in così poche settimane. E che sono, in ogni caso, tutti di troppo.

E poi ci sono le sanzioni. Si arriva così indicativamente a quei 10 giorni che Hodges indica come «decisivi». Potrebbero poi essere di più. O di meno. Ma la sostanza è che si tratta di «una corsa» contro il tempo; in una guerra di logoramento che sta già presentando un conto salatissimo. Anche per il Cremlino.

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