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UCRAINAUomini che fuggono dalla guerra. «Mi sento in colpa perché siamo al sicuro»

10.03.22 - 22:45
Il 25 febbraio è entrata in vigore la legge marziale che vieta ai cittadini ucraini tra i 18 e i 60 anni di fuggire
Afp
Uomini che fuggono dalla guerra. «Mi sento in colpa perché siamo al sicuro»
Il 25 febbraio è entrata in vigore la legge marziale che vieta ai cittadini ucraini tra i 18 e i 60 anni di fuggire

KIEV - Legge marziale. Il 25 febbraio il presidente Zelensky ha annunciato che tutti gli uomini tra i 18 e i 60 anni con cittadinanza ucraina non potevano più lasciare il Paese. Questo perché, come poi è stato, era possibile che una chiamata alle armi generale venisse effettuata. Nonostante il divieto, diversi uomini sono comunque partiti e altri, che come cittadinanza non hanno solo quella ucraina, sono rimasti bloccati.

La maggior parte delle persone che, a partire dall'inizio della guerra il 24 febbraio, hanno lasciato l'Ucraina sono donne e bambini. Questo in ragione del fatto che il giorno dopo l'inizio dello scontro armato il presidente ucraino ha comunicato alla popolazione l'entrata in vigore della legge marziale. Questa vieta a tutti i maggiorenni fino ai 60 anni e che non sono muniti di un'esenzione medica di lasciare il Paese. Sono esentati dalla misura i padri di tre o più figli.

Non sono molti a essere fuggiti, ma i modi per uscire clandestinamente dal Paese sono diversi. Dalle mance alle guardie doganali agli attraversamenti furtivi in zone di confine non custodite, fino ai passanti, che prendono fino a 7'500 euro per garantire un passaggio sicuro. Ma il sentirsi salvi, non per forza si accompagna a un senso di correttezza. Al contrario. Diversi uomini interpellati dai media hanno dichiarato di vergognarsi e di sentirsi in colpa nei confronti di chi è rimasto.

Un 34enne che ha attraversato il confine con la moglie e le due figlie ha raccontato al Washington Post che al controllo doganale ha esibito con mano tremante una giustificazione medica per un trauma cranico subito da bambino e che è stato lasciato passare, quando pensava che lo avrebbero rimandato indietro. Ha affermato che sul bus su cui si trovava per recarsi in Germania si è sì sentito fortunato, ma anche provato vergogna. «Mi sento in colpa perché siamo al sicuro».

Un altro uomo, nato in Bielorussia che ha preso la cittadinanza ucraina per lavorare, ma che è anche munito di un permesso di soggiorno polacco che vale dieci anni si è invece ritrovato bloccato nel mezzo di un conflitto in cui lui, ha dichiarato al Guardian, non c'entra nulla. «Questa non è la mia guerra. Non sono un codardo, ma non ho sangue ucraino. Ho parlato con le autorità polacche, ma dicono di non poter fare nulla. Ci sono qui mia moglie e mio figlio che si rifiutano di partire senza di me. Sono disperato».

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