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ITALIALe analisi mostrano i primi segnali di ripresa della pandemia in Italia

30.01.21 - 16:47
Lo indica il ricercatore Giovanni Sebastiani, proprio quando gran parte del Paese torna gialla.
keystone-sda.ch (PAOLO SALMOIRAGO)
Il presidente lombardo Attilio Fontana non capisce perché la Regione sia arancione domenica, mentre le analisi mostrano i primi segnali di ripartenza della pandemia.
Il presidente lombardo Attilio Fontana non capisce perché la Regione sia arancione domenica, mentre le analisi mostrano i primi segnali di ripartenza della pandemia.
Fonte Ats Ans
Le analisi mostrano i primi segnali di ripresa della pandemia in Italia
Lo indica il ricercatore Giovanni Sebastiani, proprio quando gran parte del Paese torna gialla.
Mentre il presidente lombardo Attilio Fontana non capisce perché la regione rimanga arancione anche domani.

ROMA - Si cominciano a vedere segni iniziali di una ripresa dell'epidemia di Covid-19 in Italia nella percentuale dei casi positivi sui tamponi molecolari. Lo indicano le analisi condotte dal matematico Giovanni Sebastiani, dell'Istituto per le Applicazioni del Calcolo "Mauro Picone" del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac) italiano.

«È ormai iniziato l'effetto del rilascio delle misure adottate nel periodo natalizio e i valori mostrano adesso i segni di una ripresa dell'epidemia, proprio mentre la maggior parte delle regioni sta per entrare nella zona gialla».

I dati di oggi - Sono 12'715 i nuovi casi di coronavirus registrati nelle ultime 24 ore in Italia. Le vittime sono, invece, 421. Lo rivela il nuovo bollettino del ministero della Salute. I dimessi o guariti registrano un aumento di 16'764. Ieri i positivi erano 13'574 e i morti 477. I dimessi o guariti registrano invece un aumento di 16'764.

I tamponi (molecolari e antigenici) effettuati sono stati in totale 298'010 nelle ultime 24 ore nella vicina Penisola, con un tasso di positività rispetto ai nuovi positivi (12'715) pari al 4,3%, -0,8% rispetto a ieri. Gli attualmente positivi sono ora 463'352, 4'472 in meno rispetto a ieri.

Fontana non capisce la domenica arancione - Una delle regioni che torna nella fascia di rischio più "soft" è la Lombardia. «Un risultato importante e soprattutto meritato. Anche se francamente continuo a non capire perché il provvedimento non sia stato reso operativo da domenica» ha dichiarato il presidente Attilio Fontana su Facebook. 

«Un risultato meritato dai lombardi» continua Fontana «che hanno sempre dimostrato senso civico nel rispetto delle regole e grande spirito di sacrificio. Dobbiamo proseguire su questa strada confermando che i dati della Lombardia erano da tempo e sono oggi quelli che consentono di essere in zona gialla». 

«Ora il nostro impegno prosegue su due fronti» spiega l'esponente leghista. «Il primo, che riguarda un po’ tutti, è continuare il percorso sulla strada dell’alta responsabilità individuale». L’altro, invece, «è quello di far fronte compatto con tutte le Regioni affinché il Governo centrale riveda i criteri troppo spesso astrusi e incomprensibili dei Dpcm (penalizzando fortemente singole categorie produttive) e provveda a ristorare concretamente e in tempi certi – come ha fatto per quanto nelle proprie disponibilità la Regione Lombardia – chi più degli altri ha subito i danno della pandemia».

Da lunedì 7 milioni di studenti in aula - Lunedì si torna in classe alle superiori in tutta Italia, tranne in Sicilia - dove gli studenti saranno in aula la settimana successiva. Dunque il 1° febbraio, secondo i numeri di Tuttoscuola, saranno a scuola non meno di sette milioni di alunni per effetto dell'ordinanza del ministro della Salute italiano che ha portato in zona gialla 14 regioni, e in zona arancione quattro regioni (Puglia, Sardegna, Sicilia, Umbria e provincia di Bolzano), senza prevedere zone rosse per nessuna regione.

«Saranno in classe 1'393'010 bambini che già frequentavano in presenza le scuole dell'infanzia, statali e paritarie; come loro anche i 2'605'865 alunni delle scuole primarie - prosegue - Grazie al superamento delle zone rosse che in alcune regioni obbligavano 98'245 ragazzi delle seconde e terze classi di scuola secondaria di I grado a rimanere a casa collegati in Didattica a Distanza (DAD), da lunedì saranno in presenza a scuola tutti gli studenti (1'713'453) delle medie. Un discorso a parte va fatto per i 2'794'438 degli istituti della secondaria di secondo grado (statali e paritari)».

«Potranno ritornare quasi tutti in classe, osservando, tuttavia, una quota giornaliera di almeno il 50% in presenza, con l'eccezione degli studenti siciliani che dovranno attendere la settimana successiva per rientrare in presenza (al 50%), come previsto da un'ordinanza regionale - ricorda Tuttoscuola - Conseguentemente per questa settimana nelle superiori ogni giorno dovrebbero esserci 1'272'342 studenti in presenza e 1'522'096 in DAD. Se non cambierà nulla, soltanto dalla settimana che inizierà il prossimo 8 febbraio torneranno in classe tutti gli 8,5 milioni di alunni, come era successo alla fine di settembre e solo per un paio di settimane, prima del blocco d'inizio novembre. Rispetto alla scorsa settimana non saranno più in DAD continuativa circa 602 mila ragazzi, di cui 98 mila di scuola media e 504 mila delle superiori».

Bertolaso e la seconda ondata ignorata - «Bisogna sempre essere pronti ad affrontare tutti i possibili scenari, preparandosi al sopraggiungere anche della peggiore delle ipotesi. Tutto questo però, nell'emergenza Covid-19, non è stato sempre tenuto a mente». Lo ha detto Guido Bertolaso, già capo della Protezione civile italiana partecipando a un evento online del Rotary club Civitanova Marche.

«Nell'approccio alle questioni, invece, è bene prepararsi con un piano B, C, e perfino D», ha aggiunto Bertolaso, che a Civitanova ha seguito i lavori di realizzazione del Covid Hospital, realizzato nell'ex Fiera. «Nei mesi di aprile, maggio o giugno scorsi - è entrato nel merito Bertolaso - era giusto essere pronti a una successiva seconda ondata, dal momento che chi studia le epidemie sa che queste non svaniscono nel nulla, ma possono riproporsi seguendo una ciclicità. Così non è stato».

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