Il Paese centroamericano è considerato «uno dei più pericolosi al mondo per i media».
XALAPA-ENRÍQUEZ - Sicari a bordo di una motocicletta hanno ucciso ieri a colpi d'arma da fuoco la giornalista messicana María Elena Ferral, corrispondente del Diario de Xalapa a Papantla, nel nord dello Stato di Veracruz.
Secondo una prima ricostruzione dell'omicidio, la donna, che aveva 50 anni, è stata raggiunta in varie parti del corpo da proiettili sparati da due uomini che si sono dileguati dopo l'attacco. Operata d'urgenza, è morta sette ore dopo l'attentato in un ospedale cittadino.
Con un denso curriculum di 30 anni di attività televisiva, per la stampa scritta e i media digitali, Ferral è la seconda giornalista uccisa in Messico nel 2020. Tre settimane fa è stata Mireya Ulloa, cronista de La Opinión de Poza Rica, nello stesso Stato di Veracruz, a essere uccisa a coltellate da sconosciuti.
Il Messico figura al 144° posto su 180 nella classifica mondiale della libertà di stampa stilata da Reporter senza frontiere. Il Paese è in particolare considerato «uno dei più pericolosi al mondo per i media»: «Non appena si interessano troppo a questioni spinose e al crimine organizzato, i giornalisti vengono minacciati, ammoniti o uccisi a sangue freddo», scrive l'organizzazione non governativa nella sua scheda-Paese. «Numerosi altri scompaiono o sono costretti all'esilio per garantirsi la sopravvivenza», aggiunge.