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GUERRA IN UCRAINALa Bielorussia ora teme di venire trascinata nella guerra

26.04.23 - 13:45
Con l'imminente controffensiva, il Paese sente più vicino il coinvolgimento nel conflitto. Pur non volendo (in maggioranza) metterci piede
Reuters
La Bielorussia ora teme di venire trascinata nella guerra
Con l'imminente controffensiva, il Paese sente più vicino il coinvolgimento nel conflitto. Pur non volendo (in maggioranza) metterci piede

MINSK - Quello di un possibile coinvolgimento della Bielorussia nelle ostilità che da oltre un anno stanno infiammando l'Ucraina è un "ritornello" che va ripetendosi, a cadenza più o meno regolare, da mesi. La scintilla del dubbio. Poi l'estintore della smentita. Mai come in questa fase però - giunti alla "vigilia" della controffensiva - entrambe le nazioni erano parse preoccupate dall'imminenza di questo scenario.

A illuminarlo è una testimonianza riportata oggi dall'Associated Press. La voce che parla è quella di un ingegnere bielorusso che lavora in quel di Minsk, capitale della ex repubblica sovietica guidata da Alexander Lukashenko, il fedelissimo alfiere di Vladimir Putin. Per questo ragazzo - un 27enne che, per ovvie questioni di sicurezza, viene identificato solo attraverso il suo nome: Ruslan - la guerra in corso in Ucraina non era mai sembrata così vicina. Non solamente per quella busta che ha trovato nella buca delle lettere, con cui l'esercito lo ha convocato per svolgere un periodo di addestramento. Tutto intorno a lui - e al Paese - sta cambiando.

«Le truppe russe sono già in Bielorussia. E vedo il Paese che gradualmente si sta trasformando in una caserma», racconta. E aggiunge pure che «ci dicono che non entreremo in guerra contro l'Ucraina, ma sento il ruggito dei caccia russi quando sfrecciano sopra casa mia, diretti verso la base aerea di Machulishchi, fuori Minsk». Quindi si arriva al punto. Alla viva preoccupazione, piuttosto diffusa, «che non ci permetteranno di osservare la guerra da lontano ancora per molto». Una guerra in cui la maggioranza dei cittadini bielorussi non vorrebbe mettere alcuno scarpone.

Una "rampa" verso Kiev
La Bielorussia ha garantito un supporto "passivo" all'operazione militare speciale di Putin da prima che l'invasione avesse inizio, il 24 febbraio 2022. Nelle settimane che avevano preceduto l'entrata dei carri armati sul suolo ucraino, diretti verso Kiev, le truppe russe avevano potuto "riscaldarsi" a nord dei 1'084 chilometri di confine che separano le due ex repubbliche sovietiche. Non solo. Proprio partendo dalle regioni più orientali di quella frontiera, il Cremlino mirava a garantirsi la via più breve verso la capitale ucraina. Senza però riuscire nell'intento.

... ma i bielorussi?
Un coinvolgimento diretto però è ben altra cosa. Ma Kiev non l'ha mai escluso. Agli inizi di aprile, il presidente Volodymyr Zelensky, in una visita nell'oblast di Volinia, lo aveva ribadito: «Dobbiamo essere pronti». E prima ancora, alla fine del 2022, aveva assicurato che l'Ucraina stava «preparandosi per tutti i possibili scenari di difesa» al confine con la Bielorussia. Quest'ultima, invero, si ritrova a occupare una posizione scomoda, che ha visto Lukashenko impegnato in un improbabile equilibrio tra una netta sudditanza verso Mosca e la reticenza a considerare la possibilità di entrare in guerra in prima persona. E questo anche perché il popolo bielorusso sembra non volerne sapere di dover imbracciare i fucili d'assalto al fianco dell'esercito russo.

Solo il 3% dei bielorussi, stando a un sondaggio pubblicato a inizio anno da Statista, caldeggia una soluzione di questo tipo. La posizione più diffusa - e articolata su più sfumature - è la contrarietà al diventare parte attiva nella guerra (72%).

Tra questi troviamo chi vorrebbe dichiararsi neutrale ed espellere tutte le truppe straniere (28%); chi sostiene le azioni di Mosca (25%) o le condanna (12%), ma non intende vestire l'uniforme per andare in Ucraina. Minsk ha un esercito che conta 45mila effettivi. E secondo l'analista militare Aliaksandr Alesin, anch'egli interpellato dall'AP, all'eventuale decisione di inviare truppe potrebbe corrispondere un «rifiuto di massa» da parte dell'esercito. Decisione che Lukashenko quindi non prenderà «perché teme che il malcontento possa aumentare all'interno dell'esercito, che poi potrebbe rivolgere le armi in un'altra direzione». Al contrario, l'alfiere di Putin aveva invece rilanciato, un mese fa, la proposta di una tregua; che però in questa fase non sembra interessare né a Kiev né a Mosca.

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