Cerca e trova immobili

GUERRA IN UCRAINAVerso la controffensiva, tra tank distrutti e l'ossigeno delle retrovie

24.04.23 - 14:00
L'Ucraina prepara da mesi le operazioni e ha nove brigate pronte. La Russia fatica a rimpiazzare i mezzi perduti. Facciamo il punto
AFP
Verso la controffensiva, tra tank distrutti e l'ossigeno delle retrovie
L'Ucraina prepara da mesi le operazioni e ha nove brigate pronte. La Russia fatica a rimpiazzare i mezzi perduti. Facciamo il punto

MOSCA / KIEV - La tanto annunciata controffensiva ucraina è alle porte, frenata - stando a quanto dichiarato dal ministro della Difesa estone Hanno Pevkur in un'intervista rilasciata al servizio pubblico del suo Paese - solo dalle condizioni meteorologiche. In breve: piove. E questo, tradotto sul calendario, potrebbe significare che Kiev - se il tempo non dovesse cambiare - dovrà probabilmente attendere «almeno un mese» prima di poter dare il via all'azione.

Ma quali sono gli scenari in questo momento? Sul versante russo del fronte non è l'ottimismo a prevalere. La sequenza, disordinata, di offensive compiute durante le ultime settimane è stata poco profittevole dal punto di vista tattico ma onerosa per il muscolo bellico di Mosca. Nel suo ultimo rapporto, l'Institute for the Study of War lo dice in modo chiaro: «Le forze russe in Ucraina operano in formazioni molto decentralizzate e deteriorate» e «lo schema di dispiegamento suggerisce che molte delle unità a disposizione sono già impiegate, in operazioni offensive o difensive». Il che equivale a dire che di carri nuovi, pronti in garage, non ne sono rimasti molti.

Russia, quei tank impossibili da rimpiazzare
Per il Cremlino il problema corre in parallelo su due binari. Le pesantissime perdite subite sull'arco di questi quattordici mesi sono la prima voce di bilancio. E a stretto giro segue poi l'incapacità di garantire la necessaria manutenzione ai mezzi ancora in funzione. E con lei quella di rimpiazzare le unità distrutte.

Le esplosioni provocate da droni e mortai fanno a pezzi i tank russi. Le deflagrazioni "silenziose" innescate dalle sanzioni occidentali "sgretolano" quelli che ancora non ci sono. E qui vale la pena di aprire una breve parentesi. Perché l'industria russa si trova infatti a dover fronteggiare la carenza, pesantissima, di alcuni componenti che sono vitali nella produzione dei suoi mezzi: i cuscinetti a sfera.

Un recente rapporto pubblicato dal "Center for Strategic and International Studies" indica che la maggioranza di questi componenti, ad alta qualità, vengono importati dalla Federazione Russa. Ovviamente da fornitori occidentali. Citiamo qualche cifra per tracciare un quadro della situazione: nel 2020 Mosca ha importato cuscinetti per un valore di oltre 419 milioni di dollari. Di questi, il 55% proveniva dall'Europa e dal Nord America (il 17% dalla sola Germania, che era il primo partner commerciale per la Russia).

L'invasione russa in Ucraina ha avuto, come risposta, il "controesodo" da parte di quelle aziende che operavano in Russia. Uffici chiusi e contratti che sono diventati carta straccia. Un impatto silenzioso ma deflagrante, tanto sull'industria bellica che su quella civile. Il risultato? È diventato impossibile tenere il passo e sostituire quei, si stima, 2'000 tank andati al macero in Ucraina, con modelli nuovi (che, facendo ricorso a componenti inferiori, rischiano di avere pure "ossa e muscoli" più fragili).

Ucraina, servirà l'ossigeno delle retrovie
Kiev per contro ha dalla sua parte un arsenale ossigenato dai pacchetti di sostegno garantiti in questi mesi dai suoi alleati. Dai carri Leopard, agli HIMARS fino ai sistemi di difesa Patriot. E quintali di munizioni di ogni tipo. A guidare la fila ci sono, come noto, gli Stati Uniti d'America, che oltre al massiccio apporto in termini di potenza di fuoco hanno curato in prima persona anche l'addestramento di quelle nove brigate meccanizzate che saranno il cuore della controffensiva ucraina.

Sarà, questo è certo, la più ampia operazione ucraina dall'inizio dell'invasione. Ma è anche questo a renderla un'incognita. Ne sono consapevoli, pur nutrendo un cauto ottimismo, gli analisti che, intervistati dal Kyiv Post, hanno sottolineato come più è grande un'operazione, maggiori sono le possibilità che un esercito commetta degli errori. E non si parla solo di ciò che avviene al fronte, ma delle immediate retrovie.

È uno scenario del tutto inedito per le forze armate ucraine. E per le linee impiegate nella logistica, chiamate a sostenere un «fronte relativamente statico» di guerra. Lo ricorda, allo stesso quotidiano, Florian Blanaru, ex ufficiale dell'esercito rumeno ed esperto di operazioni sul campo. «La catena di rifornimento si estende fino ai Paesi della Nato. Parti di ricambio, munizioni, componenti sostitutivi: l'oggetto che serve deve arrivare all'unità giusta nel momento giusto, o ci saranno ritardi e le unità che combattono dovranno farlo in modo meno efficiente o cessare le operazioni».

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE