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Sarà un Europa piena d'indiani?

I paesi europei non fanno più figli. Baby boom invece in India. E c'è chi si chiede che tipo di Europa avremo fra 50 anni?
I paesi europei non fanno più figli. Baby boom invece in India. E c'è chi si chiede che tipo di Europa avremo fra 50 anni?

La scorsa settimana, il ministro italiano dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida, ha fatto molto parlare di sé a seguito di una serie di infuocate dichiarazioni sulla cosiddetta "sostituzione etnica", una teoria complottista cara all'estrema destra di tutto il mondo, secondo la quale esisterebbe un oscuro piano per sostituire la popolazione bianca con popolazioni di diversa etnia. Il ministro, infatti, durante un suo discorso in cui trattava il problema del calo di natalità, ha affermato che “non possiamo arrenderci all'idea della sostituzione etnica, gli italiani fanno meno figli e li sostituiamo con qualcun altro: non è quella la strada”. Parole immediatamente condannate dagli avversari politici come “brutali” e “degne di un suprematista bianco”, ma che hanno riportato l'attenzione sull'annoso problema del calo di natalità a cui si assiste, da decenni, a livello mondiale.

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Un mondo di indiani - Secondo il rapporto pubblicato nel 2021 dal Population Reference Bureau, una organizzazione senza scopo di lucro specializzata nella raccolta ed elaborazione di statistiche riguardanti l'ambiente, la salute e la struttura delle popolazioni, l'India è destinata ad avere il più grande aumento assoluto di popolazione, arrivando ad avere una popolazione di 1,64 miliardi entro il 2050. D'altra parte, secondo le previsioni del World Popolution Prospect delle Nazioni Unite, già confermate ad aprile di quest'anno, l'India supererà la Cina come Paese più popoloso al mondo, dopo un primato che durava da duecento anni. Con 86 mila bambini che nascono ogni giorno in India, rispetto ai 49.400 mila della Cina, il sorpasso è ormai certo e la popolazione indiana, come detto, arriverà a quasi due miliardi di persone in un prossimo futuro. Dal canto suo, la Cina sta attraversando un periodo di decrescita demografica per la prima volta dal 1961. Alla base di questa inversione di tendenza vi sarebbe l'aumento del costo della vita e il difficile periodo della pandemia, caratterizzato dai durissimi lockdown imposti dal Governo di Pechino. Si stima che, da qui al 2050, l'aumento della popolazione mondiale riguarderà pochi Paesi tra cui, la Repubblica Democratica del Congo, Egitto, Nigeria, Etiopia, Pakistan, Filippine, Tanzania e, appunto, India.

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Questione di fecondità - Niger, Somalia e Ciad sono i Paesi al mondo con il tasso di fecondità più alto, che si basa sul numero medio di nascite per donna, mentre la Corea del Sud, Taiwan e Ucraina hanno i valori più bassi. Per quanto riguarda l'Europa, invece, l'Eurostat, l'Ufficio statistico dell'Unione europea, conferma il calo della natalità, con alcuni cambi di tendenza come quelli registrati in Ungheria, Repubblica Ceca e Germania, che è passata da una media di 1,39 a 1,58 figli.  Non passa inosservato il fatto che l'Italia - che a inizio secolo aveva un tasso di natalità tra i più alti a livello europeo- sia oggi tra i Paesi meno fecondi d'Europa, insieme alla Spagna e a Malta, con meno di 1,3 figli per donna. Nonostante ciò che si pensa, le cose non vanno meglio nei Paesi del Nord Europa, visto che si assiste ad un calo della natalità anche in Svezia, anche se le politiche a sostegno delle famiglie sono da sempre all'avanguardia. Nel 2017, in Finlandia e Norvegia il tasso di fecondità totale è scivolato a livelli che non si vedevano dai primi anni Sessanta del secolo scorso. Se si prende in considerazione, poi, il tasso di natalità, il rapporto dei nati rispetto alla popolazione, quello italiano risulta il più basso di Europa, con 6,8 nati ogni mille abitanti, rispetto alla media europea che si conferma di 9,1.

In Svizzera - La situazione non è rosea nemmeno in Svizzera che nel 2022 ha registrato 82'000 nati vivi, ovvero 7'600 in meno (-8,5%) rispetto al 2021. Se si considera il numero di nascite rispetto alla popolazione, la natalità ha raggiunto un livello storicamente basso (9,3 nascite ogni 1’000 abitanti).Le nascite sono diminuite praticamente in tutti i Cantoni; l'unica eccezione è Nidvaldo. Nel 2022 il numero medio di figli per donna si è provvisoriamente attestato a 1,38, contro 1,52 nel 2021 (1,46 nel 2020).

Francia, baby boom - Prendendo però, come riferimento il recente passato, sono solo 3 i Paesi che hanno avuto un dato più elevato rispetto al 2010: Germania, Ungheria e Austria anche se, il calo di natalità è comunque in atto. Come si legge nel Rapporto, infatti, l'ufficio federale di statistica tedesco ha rilevato un calo delle nascite nel 2022 del 7% rispetto all'anno precedente, anche se la popolazione continua a crescere grazie al flusso migratorio. Il Paese europeo in cui nascono più bambini si conferma essere dal 2012 la Francia. Nonostante anche il Paese in questione abbia avuto, dal 2014, un calo delle nascite, il tasso di fertilità totale è rimasto elevato e molto significativo a livello europeo. Questo è dovuto, così come spiegato da Carla Facchini, sociologa della famiglia, “a politiche a sostegno della genitorialità e non solo della natalità. Non agevolano solo le nascite, ma sostengono la scelta di fare dei figli nel lungo periodo”. Come spiegato da Olivier Thévenon, del Centro per il benessere, l'inclusione, la sostenibilità e le pari opportunità dell'Ocse, “negli anni Ottanta e Novanta, la Francia è stata molto attiva nello sviluppo di un sistema completo di servizi di assistenza all'infanzia. Nel 2019, circa il 60% dei bambini sotto i tre anni ha avuto accesso a un servizio di assistenza formale, contro il 36% in media dei Paesi Ocse”. In Francia, una famiglia che decide di avere dei bambini, può contare sul tempo pieno a scuola e la possibilità di avere un part time nei primi anni di vita dei figli, la cui durata varia a seconda del loro numero. Il datore di lavoro è obbligato ad assecondare questa richiesta mentre lo Stato francese integra parzialmente la perdita del salario di lavoro.

La Germania punta sul modello Kindergeld - Per quanto riguarda la Germania, poi, il punto di forza del sostegno alla natalità è il 'Kindergeld', ossia un assegno familiare che va ad aumentare tanti più figli vengono messi al mondo. È inoltre possibile detrarre le spese per la loro cura e assistenza fino a 4 mila euro. A questi concreti aiuti finanziari, si è poi affiancata una solida politica di assistenza alle famiglie quali il potenziamento dei servizi dell'infanzia, il cui accesso è considerato un diritto, e l'assegno parentale che consente di stare a casa per 14 mesi al 65-100% dello stipendio. È bene ricordare che gli aiuti spettano a tutti i cittadini, anche agli stranieri residenti in Germania.

Ungheria: sgravi fiscali ha chi fa più figli - Anche l'Ungheria, ha previsto una serie di aiuti per incentivare l'aumento di natalità ma sono tutti vincolati alla nazionalità delle coppie e al loro essere unite in matrimonio, per l'organizzazione del quale si può chiedere un prestito fino a 30 mila euro. Le famiglie numerose, dopo il quarto figlio, non devono più pagare le tasse e chi compra una casa può farlo con mutui a tassi molto agevolati. Inoltre, ogni bambino ha diritto ad accedere ai servizi per l'infanzia ed i congedi parentali sono stati estesi anche ai nonni. Per le ragazze under 40 che si sposano per la prima volta c'è un prestito a interessi ridotti di 31.500 euro. Lo Stato ungherese ha poi promosso un programma di prestiti per famiglie con almeno due bambini per comprare casa con un aiuto per pagare il mutuo che vale circa 3.000 euro per ogni figlio.

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Negli Stati Uniti 250 dollari al mese per ogni figlio minorenne - Anche gli Stati Uniti, da quasi vent'anni, si trovano a fare i conti con un preoccupante calo demografico. Dopo il picco di natalità del 2007, la crisi finanziaria del 2008, e la grave recessione che ne è conseguita, ha ridotto notevolmente il numero dei nuovi nati. Nel 2020, la popolazione è cresciuta solo dello 0,35%, il livello più basso mai registrato e, pur facendo la tara con l'eccezionalità del periodo, i dati sono indice di un problema serio. Per gli Usa la decrescita di natalità è un grave freno per il proprio sviluppo economico ed è anche per questo che il presidente Biden ha pensato ad una serie di provvedimenti a sostegno delle famiglie, come un assegno di 250 dollari al mese per ogni figlio minorenne, o di 300 dollari se ha meno di sei anni. I conservatori non sono favorevoli a tale tipo di politica, anche se l'ipotesi di allargare le maglie dell'immigrazione per risolvere il problema appare ancora più indigesto alla destra nazionalista.

 Quando il tema dell'immigrazione si innesta in quello del calo demografico la questione si fa ulteriormente spinosa, e se c'è chi, come il già citato ministro Lollobrigida grida alla 'sostituzione etnica', vi è anche chi, come Joseph Borrell, alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri, che ritiene che “il resto del mondo sta aiutando l'Europa durante il suo inverno demografico, attraverso la migrazione”. Anche la vicepresidente della Commissione europea Dubravka Šuica ha affermato che “la forza lavoro dell'Ue da sola non è e non sarà sufficiente per soddisfare le esigenze attuali e future del mercato del lavoro”, motivo per cui si guarda con favore “all'ammissione di migranti con una politica di integrazione attiva”. Come visto, la questione del calo delle nascite è un tema molto discusso e porta, spesso, a conclusioni diametralmente opposte: per alcuni il mondo ha bisogno di nuove nascite, mentre per altri il pianeta rischia il tracollo proprio a causa del proprio sovrappopolamento. 


Appendice 1

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