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GUERRA IN UCRAINAUn drone "schiantato" non fa guerra

15.03.23 - 14:30
L'incidente sopra il Mar Nero ha evocato lo spettro di un'escalation tra Russia e Stati Uniti. Ma gli analisti non la pensano così. Il punto
Imago
Un drone "schiantato" non fa guerra
L'incidente sopra il Mar Nero ha evocato lo spettro di un'escalation tra Russia e Stati Uniti. Ma gli analisti non la pensano così. Il punto

Considerata l'ampiezza della polveriera, ogni scintilla non può che innescare un domino di preoccupazioni. E come scintilla è stato, inevitabilmente, catalogato anche l'incidente avvenuto ieri tra due caccia delle forze aeree del Cremlino, per la precisione due Sukhoi Su-27, e un drone MQ-9 Reaper "battente" bandiera a stelle e strisce, entrati in contatto sopra il Mar Nero. Lo spettro, neanche a dirlo, è quello di un fronte di guerra che potrebbe dilatare pericolosamente i propri confini. Ma è veramente così?

Sulla dinamica effettiva dello scontro c'è poco che si possa aggiungere rispetto alle versioni già emerse nelle scorse ore. Da un lato c'è Washington, che accusa Mosca per le azioni «sconsiderate» da parte dei piloti russi - uno di questi avrebbe, a più riprese, scaricato carburante sopra il drone e poi danneggiato l'elica, rendendolo così non più pilotabile e costringendo le forze aeree statunitensi a farlo precipitare in acque internazionali - dopo averne ripulito il sistema operativo, per evitare che questi possano finire nelle mani del Cremlino, che di certo si trova in una posizione di vantaggio per l'eventuale recupero del relitto.

Sulla medesima direttrice, ma in senso inverso, troviamo i russi che rimproverano gli americani per quella che considerano, a tutti gli effetti, come una provocazione. Il velivolo, secondo la Difesa russa, «volava verso il confine» - in particolare, verso quello della Crimea - e non nello spazio aereo internazionale. E «con i transponder spenti». Il Ministero ha inoltre escluso qualsiasi contatto e l'utilizzo di armi.

Non un classico abbattimento, quindi. Perlomeno da un punto di vista formale. Ma è stata la prima volta, dai tempi della Cortina di ferro, che un velivolo americano ha avuto una tale sorte dopo essere stato colpito da un caccia russo.

E ora?
La domanda che molti sembrano porsi ora è la seguente: questo incidente ha in sé il potenziale per condurre a un'escalation tra Stati Uniti e Russia? In queste ore lo scontro tra le due potenze si è mantenuto sul ring della retorica. E l'impressione è che "l'alterco" generatosi nei cieli sopra il Mar Nero non sia dirompente a un punto tale da riuscire a incendiare la polveriera sottostante. O meglio ancora, circostante. Ad affermarlo è l'Institute For The Study of War nel suo ultimo bollettino - datato a ieri -, che a sostegno della sua tesi richiama quanto avvenuto in passato. «Le forze russe hanno utilizzato segnali coercitivi contro i voli degli Stati Uniti e i loro alleati per decenni e in teatri differenti senza innescare alcun conflitto».

Inoltre, non vi è alcun automatismo che, seppure in una situazione di alta tensione come quella attuale, possa portare in direzione di un'escalation. Ogni decisione in merito, sottolinea il think tank, è determinata in ultimo dai rispettivi presidenti. E nessuno dei due si è mai mostrato intenzionato a mettere i proverbiali boots on the ground nel conflitto. In altre parole, sempre citando l'analisi, non vi è motivo per cui un incidente di questo tipo possa tradursi in un'escalation militare.

Al contrario, il margine per un'escalation verbale, anche solo a tempo determinato, appare più ampio. E sul tavolo è rimasta ancora qualche carta da scoprire. A partire da chi riuscirà a recuperare per primo il relitto - e dimostrare che è stato colpito in volo o, rispettivamente, che trasportava anche armi - fino al (per il momento solo presunto) materiale video dello "scontro" che, stando a quanto riporta la stampa d'oltreoceano, sarebbe nelle mani del Pentagono.

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