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«Per i russi questa è una guerra contro l'Occidente»

A tu per tu con l'inviato di guerra svizzero Luca Steinmann, da poco in libreria con “Il Fronte russo”
A tu per tu con l'inviato di guerra svizzero Luca Steinmann, da poco in libreria con “Il Fronte russo”

Luca Steinmann, giornalista italo-svizzero in libreria con “Il Fronte russo” edito da Rizzoli in cui racconta le sue esperienze in prima linea. Lo abbiamo incontrato appena ritornato dal Donbass, e con lui abbiamo parlato del conflitto in un'ottica locale, ma anche globale.

Come è cambiata la guerra in questo anno?
I Russi, inizialmente, si aspettavano che sarebbe stata molto breve e che si sarebbe conclusa con un colpo di stato a Kiev e con la destituzione di Zelensky. Ma così non è stato e si sono ritrovati a combattere una guerra di trincea concentrata prevalentemente nel Donbass. Ora viene vissuta come una guerra apocalittica contro l’Occidente – e non solo contro gli Ucraini – dato che, se la Russia venisse sconfitta, ci sarebbe il rischio di veder crollare tutto il sistema di potere russo. E questo motiva i russi.

keystone-sda.ch / STR (LIBKOS)

Se la Russia dovesse perdere la guerra cosa potrebbe succedere sia internamente sia a livello mondiale?
Sicuramente nulla sarà più come prima: il 24 febbraio 2022 rappresenta un punto di non ritorno per i rapporti tra Russia e Occidente che non saranno più gli stessi.
Putin cercherà di mantenere compatta la Russia - data la sua grandezza e le tante etnie e religioni che la abitano - anche dopo la fine della guerra con obiettivi e nemici comuni. Da parte occidentale c’è il timore che la Russia possa sfaldarsi così come successo con altri paesi come per esempio la Libia. Non è un caso che, proprio dagli Stati Uniti, provengano aperture verso un negoziato che per esempio non arrivano dal governo ucraino.

Come reagisce la popolazione dopo un anno di guerra?
C’è un punto comune che accomuna tutte le popolazioni coinvolte in conflitti di questo tipo che è la grandissima stanchezza. È una guerra che crea morti e distruzione e, nella popolazione, all’ideologia prevale la voglia di riconquistare una vita normale, una vita dignitosa, una vita in pace.

Quali sono i momenti più drammatici ai quali ha assistito?
Ho vissuto diverse situazioni difficili: dai combattimenti a Mariupol con la popolazione stremata che viveva sottoterra con poca acqua e poco cibo, alla carneficina di Volnovacha; dall’assedio dell’acciaieria Azosvstal fino ai combattimenti di Popasnaja, la Dresda del Donbass.

Reuters

Personalmente il momento più difficile è stato quando sono stato espulso: una volta per un titolo disonesto fatto da un giornale con cui collaboravo a un mio articolo. E la seconda volta per un problema con un colonnello dell’esercito a seguito del quale mi hanno prelevato e portato fuori dal territorio con ritiro dell’accredito. Tutti momenti ai quali sono riuscito a fare fronte anche se, dopo tre mesi, ho dovuto fermarmi e rientrare per un periodo a casa per tornare ad avere il pieno controllo di me stesso.

A proposito di tregua, perché dopo i tavoli di trattative delle prime settimane non ci sono più stati colloqui di pace?
Nei primi giorni di guerra erano state fatte delle bozze di accordi sul tavolo negoziale con la possibilità da parte ucraina di sacrificare Crimea e Donbass per arrivare a un cessate il fuoco. Poi, dopo la ritirata dei Russi, emersero i corpi di Bucha e a quel punto Zelensky cambiò idea e il tavolo saltò. Prima o poi ci dovranno essere nuovi negoziati. Al momento però non vedo chi possa fare sedere allo stesso tavolo le due parti.

La Svizzera forse?
Il nostro Paese può giocare un ruolo importante anche per il lavoro precedentemente svolto durante gli accordi di Minsk. Grazie alla sua posizione privilegiata e alla sua storia di neutralità, la Svizzera potrebbe porsi come mediatore. La sua buona reputazione potrebbe essere un ottimo biglietto da visita anche se, negli ultimi mesi, ha assunto posizioni poco consuete partecipando alle sanzioni contro la Russia, cosa che agli occhi del Cremlino non la rende un attore totalmente imparziale.

keystone-sda.ch / STF (Vadim Ghirda)

Donbass e Crimea, secondo lei, verranno mai restituiti all'Ucraina?
Io penso di no anche perché, se l’Ucraina dovesse provare a riconquistarli, andrebbe incontro a una grande resistenza popolare da parte delle popolazioni che sono rimaste a vivere lì che sono apertamente contro l’esercito ucraino.

Ci si preoccupa che il conflitto possa estendersi ad altri Paesi...
Penso che bisogna osservare bene quello che avviene nei Paesi a maggioranza russofona e dove le minoranze russofone sono molto rilevanti come la Moldavia. Non penso che l’estensione del conflitto ad altre nazioni sia scontata, ma penso che non sia nemmeno da escludere.

Secondo lei, la guerra durerà ancora a lungo?
Temo di sì perché se anche ci sono forze esterne come gli Usa che non vogliono un crollo verticale della Russia. Vedo, inoltre, che nessuna delle forze in campo ha interesse a una tregua dato che entrambi i contendenti pensano di poter vincere ma anche di perdere allo stesso tempo. E purtroppo non vedo un cessate il fuoco nel breve periodo.


Appendice 1

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Reuters