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Russofobia: boom dopo la guerra in Ucraina (ma fenomeno che non nasce oggi)

Sono moltissimi gli episodi denunciati dopo l'avvio della "operazione militare speciale" in Ucraina
Sono moltissimi gli episodi denunciati dopo l'avvio della "operazione militare speciale" in Ucraina

Lo scorso 18 ottobre, il campione di nuoto italiano Massimiliano Rosolino ha denunciato degli attacchi russofobi ai danni della compagna Natalia Titova. Secondo quanto raccontato da Rosolino alla trasmissione televisiva "BellaMa'", «in questi mesi di guerra è capitato che Natalia sia stata attaccata verbalmente per strada in quanto russa. Lei ci è rimasta male, anche perché è una persona che crede nella pace e cerca sempre di comportarsi ed esprimersi nei giusti termini». Se in questo caso ci si è fermati alle offese verbali - per quanto deprecabili -, a Parigi è accaduto di peggio: lo scorso marzo è stata lanciata una bomba molotov contro il Centro culturale russo. Sempre nella capitale francese è stato fatto di peggio: il Conservatorio Serge Rachmaninoff è stato oggetto di atti vandalici e di diverse telefonate minatorie.

Imago / Zuma WireMassimiliano Rosolino e Natalia Titova.

«Una vera e propria caccia alle streghe»
In questi mesi di guerra sono diventati sempre più numerosi i casi di attacchi verso persone o simboli della cultura russa. Anche senza voler dare ragione al ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, che lo scorso settembre aveva affermato che «la russofobia ufficiale in Occidente ha acquistato proporzioni grottesche e senza precedenti», il crescente numero di episodi ostili contro i cittadini russi devono comunque far riflettere. «Una vera e propria isteria anti-russa» è quella denunciata da numerosi cittadini russi che vivono a Parigi, mentre altri parlano di «una vera e propria caccia alle streghe». Elena Mellanger, una interprete russa che da anni vive in Francia, ha dichiarato che «i russi non hanno fatto nulla di male all'Occidente e ora, all'improvviso, ti dicono sei russo, non sei il benvenuto qui». Ha usato, invece, toni più moderati Natalia Turine, giornalista, fotografa ed editrice russa, che vive a Parigi da oltre 40 anni, la quale aveva dichiarato, dopo l'attacco al Centro culturale russo, «è ovvio che siamo a disagio. Quelli che hanno un po' di cuore, ovviamente, la vivono male», ammettendo però che, rispetto ai connazionali che rischiano il carcere in caso di proteste, i russi in Francia «non sono assolutamente da compatire».

Clima difficile per i russi all'estero
Cosa accade nelle altre nazioni? La presidente della Commissione federale svizzera contro il razzismo, Martine Brunschwig Graf, aveva dichiarato che «sono stati segnalati degli episodi di ostilità nei confronti di cittadini russi o presunti tali», concretizzatisi in atti di bullismo a scuola, insulti per strada e addirittura il rifiuto di prestare cure mediche. In Germania, come denunciato dalla Deutsche Welle, l'Ufficio federale di polizia criminale, già dopo poche settimane dall'inizio della guerra in Ucraina, aveva raccolto oltre 500 segnalazioni di attacchi di natura politica contro la comunità russa residente nel Paese. Nel quartiere berlinese Marzahn si è cercato di appiccare il fuoco a una scuola russo-tedesca, mentre a Bonn una scuola russa è stata fatta oggetto di telefonate minacciose e intimidatorie e gli insegnanti sono stati chiamati «assassini». Agli alunni della scuola, che pure si era dichiarata contraria alla guerra in Ucraina, è stato annullato anche un evento programmato in un museo cittadino «per motivi politici». Molti esercenti si sono visti costretti a eliminare dai propri scaffali dei prodotti provenienti dalla Russia e la catena Mix Markets, presente in Europa con 330 negozi, ha annunciato di aver bandito tutti i cibi prodotti nella Federazione russa.

IMAGO / NurPhotoIl portone vandalizzato del Consolato generale russo a Cracovia, in Polonia.

Roman Friedrich, un assistente sociale di origine russo-ucraina abitante a Colonia, ha raccontato di «un insegnante di una scuola elementare che ha chiesto a un bambino russo di alzarsi in piedi davanti all'intera classe e prendere chiaramente le distanze dalla politica di Putin». Tra le altre testimonianze raccolte da Friedrich si parla di un ragazzo delle scuole superiori picchiato da alcuni compagni perché russo e di una donna polacca, ma scambiata per russa, insultata all'interno di un negozio di ferramenta. Per la Deutsche Welle «ogni giorno la gente dice di essere assillata nei luoghi di lavoro, sui mezzi pubblici e nel cortile della scuola».

«Sono esseri umani anche i russi»
Anche in Italia non sono mancati gli episodi di russofobia, intesa come anche censura di eventi culturali o di personaggi pubblici russi che hanno rifiutato di schierarsi pubblicamente contro l'aggressione ai danni dell'Ucraina. Vi è stato il caso dello scrittore Paolo Nori, costretto a rinunciare al suo corso su Dostoevskij all'Università di Milano Bicocca. Il prorettore dell'ateneo meneghino aveva sospeso la serie d'incontri con lo scrittore per «ristrutturare il corso e ampliare il messaggio per aprire la mente agli studenti, aggiungendo a Dostoevskij alcuni autori ucraini». Nori, però non aveva condiviso questa scelta di forzata par condicio e aveva deciso di rinunciare lui stesso al corso per poterlo organizzare altrove. «So che le persone devono comportarsi per bene con le altre persone - aveva dichiarato lo scrittore - anche se sono russe, anzi a maggior ragione se sono russe o ucraine. Chi non ha fatto nulla di male merita il nostro rispetto (…) Sono esseri umani anche i russi. Non avrei mai pensato di dover dire una frase del genere». Di casi simili ve ne sono numerosi: dalla cacciata dal Teatro La Scala del direttore d'orchestra Valerij Gergiev, reo di non aver preso posizione contro il regime di Putin e la sua guerra di aggressione, al fotografo russo Alexander Gronsky, a cui il Festival di fotografia di Reggio Emilia ha cancellato la mostra, benché si fosse apertamente dichiarato contro Putin e fosse stato arrestato in Russia durante una manifestazione di piazza contro la guerra in Ucraina. Nonostante quanto accaduto, però, il fotografo di fama internazionale ha dichiarato di riuscire a capire la particolarità della situazione venutasi a creare con lo scoppio della guerra. «Giusto o sbagliato io lo capisco. Ora il sentimento condiviso da tutti è contro la Russia ed è paragonabile a una bomba che esplode, distruggendo e danneggiando tutti indiscriminatamente, senza fare alcuna differenza tra torto o ragione».

ReutersUna manifestazione contro la guerra a Parigi.

Ostilità contro i russi, i casi più eclatanti
Anche Gasan Borisovich Mirzoev, presidente dell'Associazione internazionale degli avvocati di lingua russa e del Consiglio internazionale dei compatrioti russi, denuncia un rinnovato clima di ostilità nei confronti dei cittadini della Federazione russa. «Un vivido esempio è l'arresto, il processo illegittimo e le condizioni di tortura in un carcere americano di Maria Butina». Nel 2018, infatti, la Butina venne arrestata con l'accusa di essere una spia russa: la stessa ammise di aver cercato d'infiltrarsi nella potente lobby delle armi Nra e di creare canali di comunicazione occulta tra il governo russo e il Partito Repubblicano. La donna venne poi condannata, non per spionaggio, ma per aver agito come un agente straniero e rilasciata, successivamente, nel 2019. «Dallo scorso anno» aggiunge Mirzoev «lottiamo per la liberazione di Alexander Franchetti, che giace in una prigione ceca con l'accusa da parte delle autorità ucraine di aver partecipato agli eventi della Primavera di Crimea nel 2014». Secondo il legale, quindi, il clima di russofobia avrebbe fatto la sua comparsa già da diversi anni, per poi fortificarsi con lo scoppio della guerra in Ucraina.

Le origini della russofobia
In effetti, a voler essere precisi, la cosiddetta russofobia, definibile come avversione o paura nei confronti dei russi e della cultura russa, ha origini molto antiche. Tale sentimento si alimenta di pregiudizi e odio nei confronti della Russia a causa di eventi storici, ma anche come frutto di propaganda e di stereotipi profondamente radicati nella cultura occidentale. Se da una parte, quindi, i cittadini della Federazione russa pagano in prima persona errati convincimenti radicati nel tempo, è anche vero che, secondo molti analisti, la narrazione "russofobica" viene usata dallo stesso Vladimir Putin per convincere i russi che il proprio Paese sia costantemente minacciato dalle potenze occidentali, e che tale stato di cose giustifichi l'uso di misure drastiche al solo fine di garantire la stabilità interna. In quest'ottica andrebbe vista "l'operazione militare speciale" in Ucraina, paese - secondo la chiave di lettura del Cremlino - pericolosamente vicino all'Occidente e controllato da forze naziste, che ha dimenticato il proprio passato quale parte integrante della Grande Madre Russia.

ReutersNazionalisti ucraini bruciano una bandiera russa.

La nuova cortina di ferro
Uno dei primi e drammatici risultati della guerra in Ucraina è quello di aver alzato una nuova cortina di ferro tra la Russia e i Paesi occidentali. In un mondo globalizzato che sognava fino a poco tempo fa la vicinanza di popoli diversi, suonano molto attuali le parole pronunciate da Winston Churchill: «La Russia è un rebus, avvolto in un mistero che sta dentro un enigma». La Russia non è Putin, ma il meccanismo di assimilazione rischia di creare una sempre maggiore divisione proprio tra persone estranee ai giochi di potere.


Appendice 1

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ReutersNazionalisti ucraini bruciano una bandiera russa.

ReutersUna manifestazione contro la guerra a Parigi.

Imago / Zuma WireMassimiliano Rosolino e Natalia Titova.

IMAGO / NurPhotoIl portone vandalizzato del Consolato generale russo a Cracovia, in Polonia.