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PANDEMIAIl Dragone nella "trappola" dei lockdown infiniti

02.11.22 - 13:40
Il resto del mondo se li è lasciati alle spalle. La Cina invece prosegue nel gestire la pandemia a colpi di lucchetto
Reuters
Il Dragone nella "trappola" dei lockdown infiniti
Il resto del mondo se li è lasciati alle spalle. La Cina invece prosegue nel gestire la pandemia a colpi di lucchetto

PECHINO - Di lockdown in lockdown. Quella che all'alba della pandemia, parliamo di quasi tre anni fa, era una draconiana misura a salvaguardia della salute pubblica - l'extrema ratio per definizione - in Cina si è cristallizzata nella forma di un'ideologia. L'unica; "ratificata" anche nel corso del recente "conclave rosso", che ha sancito lo storico terzo mandato di Xi Jinping. E che, se osservata da fuori (ma non solo), ha sempre più le sembianze di una trappola.

I lockdown che scattano nelle viscere del Dragone non fanno quasi più notizia. Se non quando la situazione presenta contorni che la rendono in qualche modo più "vicina" alla nostra realtà o capaci di stimolare la curiosità. Emblematici in tal senso sono due casi recenti, che riguardano il focolaio scoppiato nel sito industriale della Foxconn (che assembla circa il 70% dell'intera produzione mondiale di smartphone targati Apple) e quello che, lunedì scorso, ha lasciato i visitatori del resort Disney di Shangai bloccati all'interno dopo l'improvviso annuncio di chiusura in ossequio alle rigide direttive Covid. Senza un test negativo non si esce.

Una trappola, appunto. Perché quella strategia, che tanto bene aveva funzionato nello sbarrare la strada alle forme iniziali del virus, si è sgretolata progressivamente con l'avvento delle varianti successive. Sempre più subdole e "appiccicose". Ancor di più nelle praterie offerte da un paese in cui il virus, fino all'avvento di Omicron e le sue "figliole", aveva circolato pochissimo. E così: una manciata di casi uguale milioni di persone in quarantena. Con, a margine, test a tappeto per identificare e isolare i casi positivi asintomatici. Un rincorrersi di lockdown che ha logorato anche i nervi di una popolazione estremamente disciplinata come è quella cinese, che auspicava un cambio di direzione in occasione dell'ultimo Congresso del Partito comunista. Ma il governo di Pechino si è invece arroccato sulla propria linea "zero Covid".

Ma dove sta lo zero?
Una linea che non funziona più. «Fare ricorso a misure di contenimento e lockdown per fronteggiare una malattia infettiva con un tasso di mortalità così basso e un'alta trasmissibilità non è più adeguato. Il mondo intero ha abbandonato questo genere di approccio. Nessuno può sopportarne il costo, non funziona». Con queste parole il virologo Jin Dongyan, dell'Università di Hong Kong, ha incorniciato la situazione ai microfoni della Cnn. Ma fino a quando Pechino ne farà una questione (in primis) di principio, il loop dei lockdown difficilmente si interromperà. E considerato che la politica del Dragone poggia le sue fondamenta anche sulla paura del virus instillata tra la popolazione, questa potrebbe complicare un eventuale cambio di direzione in futuro. Anche in questo senso non sembra tanto sbagliato parlare trappola.

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