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MALTA«Mia madre ha lasciato un vuoto enorme e incolmabile»

17.10.22 - 06:30
A cinque anni dalla tragica scomparsa di Daphne Caruana Galizia, il figlio Matthew ricorda la madre.
Reuters
«Mia madre ha lasciato un vuoto enorme e incolmabile»
A cinque anni dalla tragica scomparsa di Daphne Caruana Galizia, il figlio Matthew ricorda la madre.

LA VALLETTA - Uno dei simboli del giornalismo libero in Occidente, e una reporter d'istinto e d'incrollabile integrità. Questa è Daphne Caruana Galizia che, il 16 ottobre di 5 anni fa, ha pagato con la vita questa sua dedizione. A ucciderla, un ordigno esplosivo piazzato sull'auto, verosimilmente su ordine di uno dei magnate maltesi da lei attaccato nei suoi articoli. Per ricordarla abbiamo parlato con il figlio Matthew, che dirige la fondazione titolata alla madre, e che difende la libertà di stampa.

Chi era Daphne Caruana Galizia?
«Era una donna diretta e molto coraggiosa, non si tirava indietro a niente. Ma la qualità più grande e che più ammiravo era l'empatia. Aveva una capacità speciale di capire i sentimenti delle persone che la circondavano. Era eccezionale».

Ha avuto il coraggio di denunciare la corruzione del governo di Malta. Si è ritrovata però da sola in questa lotta, come mai? 
«Tutti hanno avuto paura, c’è chi era troppo spaventato dalle intimidazioni che riceveva e chi invece era troppo compromesso per denunciare le illegalità dei politici. Per un motivo o per l’altro tutti alla fine si sono tirati indietro ed è rimasta senza sostegno. Ma non per questo ha abbandonato la sua lotta».

I suoi articoli e le sue inchieste davano fastidio a molte persone potenti. È stata molto coraggiosa. Ha avuto mai un momento di esitazione?
«Chiunque avrebbe avuto paura davanti a quello che doveva subire: intimidazioni, attacchi personali, diffamazione. Anche lei ha avuto dei momenti di esitazione, era cosciente dei pericoli di cui andava incontro. La sua risposta però è stata quella di resistere e chi cercava d'intimorirla. Ha reagito con la forza. Qualche mese prima della sua morte, ricordo che mi disse che l’unico modo per fermarla sarebbe stato stipulare un contratto sulla sua vita». 

I suoi nemici l’hanno accusata di pubblicizzare una cattiva immagine di Malta intaccando il turismo. Come reagiva a questi attacchi?
«Percepiva questi attacchi pseudo-nazionalistici per quello che erano: un tentativo di convincerla a smettere di cercare la verità e ad arrendersi. Questa propaganda però era diretta alla popolazione di Malta, cioè a chi leggeva i suoi articoli. Volevano costruire un’immagine di mia madre distorta dalla realtà. Volevano rappresentarla come una nemica del popolo. Ma gli unici nemici di Malta erano tutti i politici corrotti che rubavano dalle casse pubbliche». 

«Non influenzo l’opinione pubblica, mi limito a rifletterla». Combatteva per difendere la libertà di parola e di stampa. Cosa è cambiato dopo cinque anni a Malta?
«Penso che i giornalisti ora siano più coscienti di ciò a cui possono portare le minacce alla libertà di espressione. Per quanto riguarda il resto del paese, mia mamma ha lasciato un enorme vuoto che sarà difficile da colmare».

Come procedono invece le indagini sui responsabili della morte di Daphne?
«Sappiamo chi c'era dietro l'omicidio. Il processo è tutt’ora in corso, ma stiamo ottenendo risultati importanti. Il nostro compito è quello di assicurarci che ci siano abbastanza prove per incolpare i responsabili». 

«Quando i politici abusano del loro potere, il lavoro dei giornalisti diventa ancora più necessario». Hai ereditato la sua missione, qual è il lavoro della Fondazione?
«Il lavoro della Fondazione è garantire la piena giustizia a mia madre e valorizzare il suo lavoro. Le sue inchieste hanno rivelato quanto la corruzione era diffusa nel Paese. Vogliamo continuare quanto lei ha avviato. Mia madre aveva un grande senso del dovere verso i suoi lettori. Un dovere innato che aveva dentro. Si sentiva obbligata a continuare a scavare nel marcio del Paese, nello stesso modo in cui un artista si sente obbligato a dipingere o un musicista a comporre musica».

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COMMENTI
 

gruzi 1 anno fa su tio
Quel che è peggio che i mandanti, quasi certamente, rimarranno impuniti !
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