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REPUBBLICA CECA«Putin bloody gas», la protesta di Greenpeace

06.10.22 - 16:49
Un gruppo di 20 attivisti ha dimostrato contro il carburante russo durante il giorno di apertura del summit europeo
Ludovic MARIN / AFP
Fonte ATS ANS
«Putin bloody gas», la protesta di Greenpeace
Un gruppo di 20 attivisti ha dimostrato contro il carburante russo durante il giorno di apertura del summit europeo

PRAGA - Oltre venti attivisti di Greenpeace provenienti da Repubblica Ceca, Germania e Paesi Bassi hanno protestato questa mattina sotto il Castello di Praga, sede del doppio vertice della Comunità Politica Europea e dell'Unione Europea in programma rispettivamente oggi e domani.

La protesta - A una settimana dall'apparente sabotaggio del Nord Stream - si legge in una nota - gli attivisti hanno innalzato nel fiume Moldava un finto gasdotto di 30 metri per ricordare la vulnerabilità delle infrastrutture per i combustibili fossili.

Ai leader europei chiedono un cambiamento urgente per liberare l'Europa dalla dipendenza dai combustibili fossili, da qualsiasi Paese provengano, e di investire nella sicurezza energetica a lungo termine, puntando sul risparmio energetico e le energie rinnovabili.

Le richieste - «Per quanto duro sarà questo inverno, il prossimo potrebbe essere peggiore se i governi non faranno nulla per ridurre rapidamente la dipendenza dell'Europa dal petrolio e dal gas, le cui forniture sono sempre più instabili. È indicativo che in testa all'agenda del vertice ci sia un tetto ai prezzi del gas», ha detto Thomas Gelin, di Greenpeace Eu.

«Questa misura può offrire un po' di sollievo temporaneo alle famiglie più vulnerabili, ma non affronta il problema della dipendenza dal gas o la povertà energetica a lungo termine», ha aggiunto.

La critica di Greenpeace - La scorsa settimana, i ministri dell'Energia dell'Ue hanno concordato di imporre un livello minimo di tassazione (descritto come «contributo di solidarietà») sugli utili inattesi delle compagnie del gas, del petrolio e del carbone. Le aziende dovranno pagare un contributo almeno del 33% degli utili superiori alla media per il 2022 e/o il 2023, ma i singoli governi potranno stabilire livelli di tassazione più elevati.

Greenpeace ha criticato questa politica e ha chiesto che le aziende produttrici di combustibili fossili consegnino il 100% dei loro utili extra, a partire dal 2022, e che i governi utilizzino queste entrate per aiutare le persone più vulnerabili con un sostegno mirato e per investire in misure quali l'isolamento delle case e la promozione di un trasporto pubblico più accessibile.

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