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LIBIAIn Libia commessi «crimini contro l'umanità sui migranti»

29.06.22 - 22:45
La denuncia arriva dall'ultimo rapporto redatto da esperti indipendenti della Missione conoscitiva dell'Onu.
Keystone
Il Mediterraneo è solo la fine di un'agonia iniziata molto prima.
Il Mediterraneo è solo la fine di un'agonia iniziata molto prima.
Fonte ats ans
In Libia commessi «crimini contro l'umanità sui migranti»
La denuncia arriva dall'ultimo rapporto redatto da esperti indipendenti della Missione conoscitiva dell'Onu.
Stupri e abusi sono all'ordine del giorno. «Il rischio di violenza sessuale è tale che alcune donne ricorrono a un impianto contraccettivo prima di recarsi in Libia». Una prigioniera: «I miei rapitori pretendevano sesso in cambio dell'acqua».

TRIPOLI - «Vi sono ragionevoli motivi per ritenere che crimini contro l'umanità, in particolare la riduzione in schiavitù, torture e stupri continuano a essere commessi contro migranti in Libia». Lo hanno denunciato oggi a Ginevra gli esperti indipendenti della Missione conoscitiva dell'Onu sulla Libia.

In un nuovo rapporto, la Missione di Fact-Finding, creata nel 2020 dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, indica di disporre di ulteriori prove di crimini contro l'umanità, crimini di guerra e gravi violazioni dei diritti umani in Libia in un contesto di crescenti tensioni e di un persistente stallo politico.

Il nuovo rapporto consolida i risultati delle precedenti indagini della Missione. Alcune delle violazioni identificate includono attacchi diretti ai civili durante lo svolgimento delle ostilità, detenzioni arbitrarie, sparizioni forzate, violenze sessuali e di genere, torture e altre violazioni.

Diversi migranti intervistati dalla Missione hanno descritto di aver subito violenze sessuali per mano di trafficanti. «Il rischio di violenza sessuale in Libia è tale che alcune donne e ragazze migranti ricorrono a un impianto contraccettivo prima di recarsi nel paese per evitare gravidanze indesiderate", precisa il rapporto.

La Missione ha documentato casi di stupro in luoghi di detenzione o prigionia in cui le donne migranti sono costrette a fare sesso per sopravvivere, in cambio di cibo o altri beni essenziali. Una donna, prigioniera ad Ajdabiya, ha descritto come i suoi rapitori chiedessero sesso in cambio dell'acqua di cui aveva disperato bisogno per la figlia di sei mesi.

Nei suoi rapporti, la Missione ha riferito di gravi violazioni, «alcune delle quali costituiscono crimini contro l'umanità e crimini di guerra» e oggi chiede alla comunità internazionale di sostenere le autorità libiche competenti per lo svolgimento d'indagini. «L'obiettivo è porre fine all'impunità», ha insistito Mohammad Najjar, l'esperto a guida della Missione.

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