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«Fine regno» e pre conclave. Perché si parla del "dopo Bergoglio"?

CITTÀ DEL VATICANO«Fine regno» e pre conclave. Perché si parla del "dopo Bergoglio"?

17.05.22 - 16:00
Il ginocchio del Papa. Il toto-nomi dei papabili. La paura di arrivare impreparati alla Sede Vacante. Facciamo il punto
AFP
«Fine regno» e pre conclave. Perché si parla del "dopo Bergoglio"?
Il ginocchio del Papa. Il toto-nomi dei papabili. La paura di arrivare impreparati alla Sede Vacante. Facciamo il punto

CITTÀ DEL VATICANO - Il suo ginocchio non se la passerà benissimo, ma in quanto a spirito Papa Francesco sembra godere di ottima salute. La "diagnosi" sta nel siparietto andato in scena, in quel di Piazza San Pietro, tra il Sommo Pontefice e alcuni seminaristi messicani. «Sai cosa mi serve per la mia gamba? Un po' di tequila».

Tuttavia, le condizioni che lo costringono - ormai da diverse settimane - a spostarsi su una sedia a rotelle, obbligandolo di tanto in tanto anche a far saltare alcuni degli impegni fissati nella sua folta agenda, sono diventate argomento di discussione in Vaticano. E con esse anche tutto il corredo di voci, dubbi e ipotesi di complemento.

È un tema, sicuramente, ancorato al presente. Con un occhio, però, che sarebbe rivolto anche in direzione del futuro; perlomeno stando a quanto si può leggere andando a sfogliare le pagine di alcuni quotidiani di questi giorni (della vicina Italia ma non solo), dove i dolori al ginocchio di Francesco sembrano essere diventati anche una passerella sulla quale far sfilare i nomi dei primi, e ancora timidi, "toto Papa". Un segnale chiaro del fatto che, come titolava la scorsa settimana Le Figaro - facendo inoltre i nomi di due cardinali, l'italiano Matteo Maria Zuppi e l'ungherese Peter Erdo -, «il regno» di Francesco «volge al termine»?

In realtà, le riflessioni su quello che potrà essere il "dopo Bergoglio" non sono figlie del suo infortunio. Scrive Francesco Boezi su Il Giornale, «fino a prova contraria», il Papa «non ha problemi in grado di minare la sua permanenza sul soglio di Pietro». E in merito alle voci, aggiunge che «nel sottobosco della Santa Sede alcuni tendono a insistere». Un «chiacchiericcio», che finisce per essere acuito dalla stampa. Anche perché, aggiungiamo noi, non è di certo la prima volta che qualche nome papabile emerge in questi anni.

L'unica vera paura: essere impreparati
Piuttosto, a preoccupare il Collegio cardinalizio - anzi, il Fatto Quotidiano nella sua disamina parla apertamente di «terrore» - è l'eventualità di «arrivare impreparati alla prossima Sede Vacante», come già avvenne nel 2013, con lo scossone generato dalla rinuncia di Benedetto XVI al soglio petrino. «Che il pre conclave sia già iniziato, e da tempo, non deve per nulla scandalizzare». A titolo di paragone, quello per il "dopo Giovanni Paolo II" prese il via nella seconda metà degli anni Novanta. Ben un decennio prima della morte di Papa Wojtyla. Che nomi e cognomi si rincorrano già non è quindi un'anomalia: il segretario di Stato Pietro Parolin; il segretario generale del Sinodo dei vescovi Mario Grech; l'arcivescovo di New York Timothy Michael Dolan e il già citato cardinal Zuppi sono tutti nomi annoverati nella rosa dei favoriti.

In ogni caso, per stabilire l'esito del pre conclave «sarà determinante il concistoro con i nuovi cardinali elettori che saranno nominati da Francesco», precisa Grana sul Fatto. E nel frattempo, le «misteriose» condizioni di salute dell'ex arcivescovo di Buenos Aires andranno probabilmente avanti ad alimentare «il dibattito sul futuro» del Santo Padre e del soglio pontificio.

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