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UCRAINAL'acciaieria Azovstal, l'ultimo bastione ucraino di Mariupol

21.04.22 - 15:03
Si tratta di un bunker sotterraneo immenso, resistente alle armi nucleari, e pieno di cunicoli e tunnel
Reuters / IMAGO
L'acciaieria Azovstal, l'ultimo bastione ucraino di Mariupol
Si tratta di un bunker sotterraneo immenso, resistente alle armi nucleari, e pieno di cunicoli e tunnel
Assaltarlo, per i russi, significherebbe andare incontro a perdite assicurate. L'ultimo bastione si è però trasformato in una trappola per chi difende Mariupol: arrendersi diventerà un'opzione?

MARIUPOL - L'offensiva russa in Ucraina si è concentrata sin dai primi giorni sulla conquista della città portuale di Mariupol, e giorno dopo giorno, in particolare dopo la riorganizzazione delle truppe, i soldati di Mosca sono riusciti a guadagnare sempre più terreno, conquistando (lasciando una scia di distruzione) quartiere dopo quartiere.

La caduta della città sembrava questione di ore già diversi giorni fa, eppure, è sorto un problema: i militari si sono trovati di fronte l'acciaieria Azovstal.

Realizzato nel 1930 sotto l'Unione Sovietica, lo stabilimento metallurgico è ben presto diventato un simbolo della produzione ucraina, guadagnandosi certificati d'eccellenza e la fama di essere una delle più grandi e produttive acciaierie d'Europa. Nel pieno della sua operatività, l'impianto che impiega oltre 10mila dipendenti è capace di sfornare quasi 4 milioni di tonnellate di semilavorati, che vanno poi a finire nei principali mercati europei e mondiali.

Ma perché Azovstal è diventata un rifugio chiave per i militanti ucraini?
Sicuramente, per la sua composizione. La struttura occupa un'area immensa, di 11mila metri quadrati, ed è composto da altoforni, fornaci, stabilimenti, capannoni, ma non solo: è sotto l'acciaieria che si nasconde un luogo ideale per la guerriglia, con un'infinità di sotterranei, tunnel, cunicoli e una fitta rete di binari.

Oltre a ciò, anche stata costruita proprio per una situazione di questo tipo, se non peggiore: è fatta in modo da resistere persino ad un attacco nucleare. Per questo, le bombe anti-bunker usate dalle forze russe anche in Siria non sono riuscite ad avere la stessa efficacia. Il miliardario ucraino Rinat Akhmetov, che controlla il gruppo Metinvest (a cui fa capo l'acciaieria), l'ha recentemente definita una vera e propria «fortezza» all'interno della città, ha riferito l'Ansa.

Si tratta insomma di un bunker enorme, l'ultimo inevitabile bastione della resistenza di una città che i russi, ormai, definiscono «conquistata». Eppure, nei cunicoli e nei sotterranei continuano a muoversi e resistere - tra notizie vere e false - i membri del battaglione Azov, alcuni componenti della 36esima brigata marina e una schiera di combattenti ucraini ed esteri, oltre che diversi civili.

Un assalto? Costerebbe «troppe vite civili»
Anche da Mosca sono coscienti dell'impenetrabilità di una simile struttura, e in particolare delle perdite che potrebbe causare. Mentre il Ministro della Difesa russo, Servey Shoigu, ha dichiarato che «servirebbero ancora due-tre giorni» per completarne l'assalto, il Presidente russo Vladimir Putin ha deciso di annullare ogni operazione di questo tipo, «per salvaguardare la vita delle truppe».

«Non c'è bisogno di addentrarci in quelle catacombe e strisciare sottoterra, sotto quelle strutture industriali», pare abbia detto il leader del Cremlino a Shoigu, intimandogli di «bloccare la zona in modo che nemmeno una mosca possa entrare o uscire». Non c'è bisogno in effetti di un esperto di combattimento per capire che uno scontro corpo a corpo in un ambiente ostico e sconosciuto (ma conosciuto agli avversari) è una missione perlopiù suicida.

Tra applausi e soddisfazioni russe a livello del suolo, il destino di coloro che si trovano sotto l'acciaieria è invece rivoltato tra esiti che si rivelano uno più tetro dell'altro. Restare asserragliati e sperare in un miracolo all'esterno? Tentare di forzare l'uscita nonostante la netta inferiorità numerica? Le opzioni sono poche, e le scorte, prima o poi, finiranno. Una luce di speranza, che però ci si chiede se sia davvero tale, è arrivata da Putin: «Tutti coloro che si arrendono ai soldati russi a Mariupol hanno la garanzia che la loro vita sarà risparmiata».

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