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UCRAINADagli studenti di Harvard un sito web per collegare i rifugiati a chi offre alloggio

20.03.22 - 16:13
Da quando è stato creato, "Ukraine Take Shelter" ha già totalizzato un milione di utenti connessi
AFP
Fonte ats ans
Dagli studenti di Harvard un sito web per collegare i rifugiati a chi offre alloggio
Da quando è stato creato, "Ukraine Take Shelter" ha già totalizzato un milione di utenti connessi

KIEV - Due giovani studenti dell'Università di Harvard hanno creato un sito web che collega migliaia di rifugiati ucraini con persone in tutto il mondo disponibili a offrire loro un rifugio sicuro dalla guerra.

Avi Schiffmann, uno dei due giovani dietro il progetto, ha avuto l'idea del sito dopo aver partecipato ad una manifestazione pro-Ucraina a San Diego dove ha incontrato centinaia di americani di origine ucraina. Ne ha parlato con il suo compagno di università, Marco Burstein, e da allora hanno lavorato giorno e notte per realizzare la piattaforma. «Hanno bisogno di assistenza, subito e su larga scala», ha detto il 19enne Schiffmann alla Cnn.

'Ukraine Take Shelter' è stato lanciato il 3 marzo e, solo in una settimana, più di 4.000 persone hanno pubblicato annunci per offrire una casa ai rifugiati ucraini. A oggi, sono stati oltre un milione gli utenti che si sono connessi.

Il design del sito web è semplice. I profughi possono selezionare la città che possono raggiungere o quella in cui sperano di arrivare e consultano l'elenco degli alloggi disponibili, con tanto di descrizione. Quindi si può cliccare sul numero di telefono o sull'email dell'ospite per mettersi in contatto. Una sorta di Airbnb, ma gratuito.

Non è la prima volta che Avi mette la sua passione per la tecnologia al servizio degli altri. Durante i primi giorni della pandemia di coronavirus, ha creato un sito per monitorare l'impatto del Covid-19. Nello stesso anno, ne ha progettato un altro che tracciava le proteste di Black Lives Matter negli Stati Uniti. «La vedo così: quasi tutti hanno uno smartphone e una connessione a internet», spiega lo studente di Harvard. «C'è sempre qualcosa che accade in tutto il mondo, un terremoto, una guerra, una pandemia, e c'è sempre un modo per usare la tecnologia per migliorare la vita delle persone in queste crisi umanitarie».

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