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UCRAINA«Quella che sembrava una speranza, si è subito tramutata in un incubo»

06.03.22 - 12:43
Alla vigilia del secondo cessate il fuoco a Mariupol i ricordi di chi ieri aveva già provato ad abbandonare la città
keystone-sda.ch / STR (Evgeniy Maloletka)
Una madre con un bambino, in uno dei rifugi di Mariupol.
Una madre con un bambino, in uno dei rifugi di Mariupol.
«Quella che sembrava una speranza, si è subito tramutata in un incubo»
Alla vigilia del secondo cessate il fuoco a Mariupol i ricordi di chi ieri aveva già provato ad abbandonare la città

MARIUPOL - 430mila persone bloccate nelle loro case senza acqua, elettricità, cibo e generi di prima necessità. Nelle strade, corpi senza vita, mentre il bombardamento da parte dell'esercito russo si fa ogni giorno più vicino, senza curarsi troppo se qua e là un palazzo residenziale o una casa vengono colpiti.

C'è chi riesce a recuperare cibo e acqua in quel che resta dei supermercati di quartiere - già saccheggiati e poi presi in consegna dalle autorità - e chi ha riempito la vasca da bagno quando ancora dal rubinetto usciva qualcosa: «Ne avanzeranno sì e no una decina di litri, e in casa siamo in tre», ha raccontato un abitante di Mariupol alla britannica BBC.

Destinazione Zaporizhzhia

Il nuovo corridoio umanitario, aperto questa mattina con un nuovo cessate il fuoco, dovrebbe permettere ai civili di Mariupol di lasciare la città contesa per spostarsi a ovest, in direzione di Zaporizhzhia. La città fluviale è una meta solo relativamente più sicura ed è recentemente finita sotto i riflettori della cronaca internazionale per l'incendio esploso nella sua maxi-centrale nucleare - colpita dai razzi russi - e che aveva preoccupato il mondo intero.

Sono storie di disperazione, quelle che arrivano dalla città ucraina sul mare in una posizione strategicamente molto importante per il Cremlino, fra la Crimea e il resto dell'Ucraina.

Uno spiraglio di luce si era aperto ieri mattina, con un cessate il fuoco di nove ore e l'istituzione di una serie di bus per evacuare la popolazione. Si parla di una striminzita cinquantina di veicoli per migliaia e migliaia di persone, attualmente asserragliate nelle loro case e nei rifugi. A strappare la tregua è poi stato l'esercito russo.

«Quando ho sentito che in centro c'erano dei bus per l'evacuazione ho cominciato a fare le valigie», racconta sempre alla BBC un 27enne di Mariupol che è restato in città per occuparsi dei suoi nonni 80enni, «quando ho finito e messo tutto in macchina i bombardamenti sono ricominciati... Quella che sembrava una speranza si è tramutata di nuovo in un incubo». 

Questo perché in molti, accorsi nel centro della città per prendere uno dei bus, sono rimasti tagliati fuori dalle esplosioni senza più possibilità di ritornare a casa. «Abbiamo finito per accogliere diverse persone a casa nostra», continua il 27enne, «alcune sono del mio quartiere, le altre non le conosco. Siamo stanchi e allo stremo, senza prospettive per il futuro».

Quando le strade non ci sono più

Una delle sfide più grandi nell'evacuazione della popolazione delle grandi città sono i danni causati ai ponti e alle arterie stradali dall'artigliera russa, ma anche dalle forze armate ucraine nel tentativo disperato di fermare l'avanzata di carri armati e convogli. Il risultato sono voragini che vanno superate a piedi - con difficoltà - e sono letteralmente invalicabili per i più anziani, i disabili o i più piccoli.

 

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