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REGNO UNITOOmicron, ricoveri ridotti e reinfezioni: lo studio

23.12.21 - 09:45
Il rapporto dell'Imperial College suggerisce dati incoraggianti. Ma mette in guardia sul rischio di compensazione.
AFP
Omicron, ricoveri ridotti e reinfezioni: lo studio
Il rapporto dell'Imperial College suggerisce dati incoraggianti. Ma mette in guardia sul rischio di compensazione.
Lo studio ha preso in considerazione tutti i casi positivi, confermati da test PCR, di Omicron e Delta nel Regno Unito dall'1 al 14 dicembre.

LONDRA - È uno studio preliminare e come tale va quindi preso. I dati che suggerisce però sono confortanti: secondo l'analisi effettuata in queste settimane, la variante Omicron comporterebbe un rischio di ospedalizzazione del 40% inferiore rispetto a quello correlato ai contagi provocati dalla variante Delta. A metterlo nero su bianco è l'Imperial College di Londra.

Il rapporto è stato pubblicato ieri e si fonda sull'osservazione di tutti i casi positivi confermati da un test PCR in Inghilterra tra l'1 e il 14 di dicembre. Cifre alla mano si parla di 56'000 casi etichettati Omicron e 269'000 casi provocati da Delta. Ciò che i ricercatori britannici hanno potuto osservare è stata una tendenza delineata in modo piuttosto chiaro: in media, i casi positivi a Omicron hanno fatto meno ricorso a qualsiasi tipo di cure ospedaliere. Le stime parlano di una riduzione del 15-20% di persone che si sono presentate in ospedale e del 40-45% di quelle che hanno dovuto trascorrere almeno una notte ricoverate.

E positivi sono anche le cifre sul fronte delle reinfezioni. Come ormai acclarato, la variante Omicron - che conta sulla propria proteina Spike un numero elevato di mutazioni - ha mostrato una certa destrezza nel farsi strada attraverso le maglie della nostro sistema immunitario, dribblando con più facilità gli anticorpi generati dalla vaccinazione o da una precedente infezione. Tuttavia, scrivono i ricercatori dell'Imperial College, questi casi di reinfezione sono correlati a una riduzione dei ricoveri nell'ordine del 50-60%. La guardia però - e anche questo lo scrivono in modo molto chiaro, proprio nelle primissime righe - va mantenuta alta: se su un piatto della bilancia trova spazio questa ipotesi di una minore gravità dei decorsi, sull'altro c'è l'altrettanto presunto elevato rischio di trasmissibilità di Omicron. Un effetto di compensazione che preoccupa e che potrebbe comportare un rischio elevato per il sistema ospedaliero di qualsiasi Paese.

Anche su quella che è l'effettiva trasmissibilità della variante Omicron del virus, che nel giro di circa un mese ha già fatto capolino in oltre un centinaio di Paesi, la scienza deve ancora dare un giudizio definitivo. La tendenza però, stando alle parole degli esperti che si sono pronunciati in queste settimane - e buttando un occhio sulle cifre giornaliere - è che questa nuova veste del coronavirus abbia sviluppato un deciso vantaggio competitivo rispetto a Delta, nei confronti del quale sembra vantare anche tempi di raddoppio più bassi. E non a caso, i governi di mezzo mondo sono subito corsi ai ripari a colpi di "booster" e nuove restrizioni nel tentativo di rallentarne l'avanzata. Anche su questo punto l'Oms ha invitato però a essere cauti. «Alcuni dati suggeriscono che i tassi di ospedalizzazione sono inferiori ma è ancora presto per affermare che Omicron sia più trasmissibile della variante Delta», ha detto ieri la responsabile tecnica per la pandemia, Maria van Kerkhove. Nel dubbio però - e la linea maestra sembra proprio questa - meglio non farsi trovare impreparati.

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