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NEW XORKUn Natale di incertezza a New York

23.12.21 - 06:07
Come sta vivendo in questi giorni la città più affollata al mondo?
Imago
Un Natale di incertezza a New York
Come sta vivendo in questi giorni la città più affollata al mondo?
Addio strade piene di gente. Le uniche file sono davanti ai centri che effettuano i test.

NEW YORK - Avrebbe dovuto essere il primo Natale sereno, dopo l’incubo della pandemia. E invece la diffusione della variante Omicron ha scatenato nuovamente paura e incertezze negli Stati Uniti dove i casi di Covid-19 aumentano ogni giorno. Molte città, inclusa Washington, hanno ripristinato l’obbligo di indossare la mascherina all’interno dei luoghi chiusi. Resta alta anche l’allerta per un possibile sovraffollamento degli ospedali nelle prossime settimane, mentre le file dei centri che effettuano i test, si allungano di nuovo. Pochi gli assembramenti alla Casa Bianca, dove splende il National Christmas Tree, il tradizionale albero natalizio. È dal 1923 che ogni anno presidenti e consorti accendono l’albero nazionale posto nella cosiddetta Ellisse.

Accanto, il Sentiero della Pace con 56 alberelli che rappresentano gli Stati dell’Unione, il Distretto di Columbia (sede della capitale) e i cinque territori americani. Abbiamo chiesto ai visitatori del parco natalizio della Casa Bianca, come si preparano a vivere questa stagione festiva. C'è molta preoccupazione che finisce per turbare il clima festivo. In tanti hanno rinunciato al rientro a casa dalle famiglie o cancellato le vacanze invernali per evitare i rischi del viaggio. È forte la delusione per l’ennesimo Natale in pandemia. «Non torneremo a Detroit in Michigan dai parenti, quest’anno non ci sarà nessun pranzo di Natale», ci dicono Fred e Maggie che vivono ad Alexandria, nella vicina Virginia. «Meglio non correre pericoli inutili», ci spiegano.

Phil, invece, impiegato in una società di pubbliche relazioni della capitale, ha deciso di passare le feste in Ohio, dai suoi genitori. «Ma non prenderò l’aereo, ho deciso di tornare in auto. Nonostante sia un lungo viaggio, credo che sia più sicuro». A non avere paura sono Kayci e Adam, una coppia di giovani professionisti washingtoniani trapiantati in Alaska. Loro hanno deciso di tornare a casa, dalle loro famiglie. «Non ci abbiamo pensato due volte, nonostante il volo di quattordici ore», ci raccontano. «Prima di vedere i rispettivi genitori, abbiamo fatto il test. Volevamo essere certi di non essere positivi». Quel che è certo è che per loro la vita non può e non deve fermarsi. «La verità è che dobbiamo imparare a convivere con questo virus – continuano i ragazzi - Ci dobbiamo fare i conti. Non si può restare chiusi, vittime della paura».

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