Cerca e trova immobili

REGNO UNITOCina e Stati Uniti lotteranno insieme contro il cambiamento climatico

10.11.21 - 21:04
La collaborazione tra le due superpotenze (e principali inquinatori) ravviva le speranze della conferenza.
keystone-sda.ch / STF (Paul White)
Fonte ats ans
Cina e Stati Uniti lotteranno insieme contro il cambiamento climatico
La collaborazione tra le due superpotenze (e principali inquinatori) ravviva le speranze della conferenza.
Intanto oggi la Cop26 ha prodotto la sua prima bozza di documento finale. Criticata però da diverse parti.

GLASGOW - Gli Stati Uniti e la Cina annunciano una collaborazione per combattere la crisi climatica. È la notizia bomba che arriva in serata alla Cop26 di Glasgow. Prima l'inviato cinese per il clima, Xie Zhenhua, poi quello americano, John Kerry, vanno in conferenza stampa per presentare questo accordo storico. I due nemici globali stringono alleanza per combattere un nemico comune, il cambiamento climatico. Nel frattempo la Cop26 ha prodotto la sua prima bozza di documento finale.

È la notizia che serviva per ravvivare le speranze della conferenza. L'obiettivo di mantenere l'aumento della temperatura sotto 1 grado e mezzo, considerato dalla presidenza britannica il discrimine fra successo e fallimento, fino a questo pomeriggio era visto come difficile da raggiungere. Con l'intesa fra i due giganti, primi emettitori di gas serra al mondo, sembra ora più vicino.

Nel testo dell'accordo fra le superpotenze ci si impegna a «potenziare l'azione sul clima negli anni 2020», ha spiegato Xie. Il rappresentante cinese ha sottolineato come le due parti riconoscano «il divario che esiste tra gli sforzi attuali e gli obiettivi fissati dall'Accordo di Parigi»; e si impegnano quindi a «potenziare l'azione» per contenere il surriscaldamento terrestre.

L'iniziativa, nelle parole di Xie, dovrebbe consentire di adottare «misure concrete» per raggiungere l'obiettivo (minimo) fissato dall'Accordo di Parigi di mantenere l'innalzamento delle temperature della Terra sotto i 2 gradi in più rispetto all'era pre-industriale, e «fare sforzi» per limitarlo ulteriormente a 1,5 gradi sino alla fine del secolo. La Cina in particolare dice sì a un mercato globale delle emissioni di carbonio, uno degli obiettivi di Glasgow.

John Kerry, inviato del presidente Biden per il clima, ha detto che Usa e Cina hanno «differenze» su molte questioni, ma sulla lotta al cambiamento climatico «non hanno scelta» se non collaborare, perché è l'unico modo per avere «il lavoro fatto», e perché «la scienza lo impone».

Kerry ha sottolineato come le due potenze siano i due principali «Paesi emettitori» di gas serra al mondo. L'inviato Usa ha anche insistito che l'obiettivo resta quello di contenere il riscaldamento globale entro il tetto di 1,5 gradi in più rispetto all'era pre-industriale. Il presidente Biden e il presidente Xi «vogliono lavorare insieme» su questo, ha detto.

Proprio oggi, la Cop26 di Glasgow aveva prodotto la sua prima bozza di documento finale. Prevede un taglio delle emissioni di anidride carbonica del 45% al 2030, l'attivazione nel 2023 del fondo da 100 miliardi di dollari per gli aiuti ai paesi meno sviluppati, un ulteriore aggiornamento entro la fine del 2022 degli impegni di decarbonizzazione degli Stati.

Ora su questa bozza si apre il negoziato fra gli Stati, che si prospettava durissimo. Ma dopo l'accordo fra Usa e Cina, sembra un po' meno duro. L'iniziativa delle due superpotenze è «un passo importante nella giusta direzione», ha detto il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres.

Oggi a Glasgow era arrivato anche il premier britannico Boris Johnson, per spendere il suo peso politico per convincere i Paesi a trovare un accordo decente. «Sono negoziati duri, con ancora un enorme lavoro da fare», ha ammesso. L'obiettivo è «mantenere il target di 1,5 gradi». Sotto quello, sarebbe «un fallimento colossale». E ha concluso: «Non ci sono scuse per non agire».

L'accordo fra Usa e Cina riduce la resistenza del principale paese emergente a decarbonizzare. Ma alla Cop26 pesano le resistenze degli stati emergenti, come Cina e India, che non vogliono decarbonizzare troppo per non rallentare la loro crescita. Pesa la contrarietà degli Stati produttori d'idrocarburi, come Russia, Arabia Saudita e Australia, per i quali decarbonizzare vuol dire non guadagnare. Pesano le tante lobby industriali dei paesi ricchi: da quelle delle fonti fossili, che non vogliono chiudere i battenti, a quelle delle manifatture, che non vogliono spendere troppi soldi per riconvertirsi a tecnologie pulite. E pesano le paure dei governi: di perdere voti se chiudono attività inquinanti, di ritrovarsi con le rivolte dei gilet gialli se le tassano.

Le associazioni ambientaliste hanno detto che la bozza è poco ambiziosa e deludente. Ma questo è il loro gioco: chiedere sempre di più, per far sentire la pressione dell'opinione pubblica sui governi. Una pressione che, ammettono i negoziatori europei a Glasgow, «ci aiuta a spingere di più sui paesi più riottosi».

Cosa prevede l'accordo sino-americano? 

La «Dichiarazione congiunta Usa-Cina per migliorare l'azione climatica negli anni Venti» è un documento di tre pagine. I due paesi si dicono «impegnati a perseguire» gli sforzi per rispettare gli obiettivi dell'Accordo di Parigi: stare almeno sotto 2 gradi di riscaldamento globale dai livelli pre-industriali e puntare a rimanere sotto 1,5 gradi.

Per questo si dicono impegnati a «azioni climatiche migliorate per alzare l'ambizione negli anni Venti». I due paesi riconoscono che esiste «un gap significativo» fra gli sforzi fatti nel mondo per contrastare la crisi climatica e «quello che occorre sia fatto per raggiungere gli obiettivi dell'Accordo di Parigi».

Le due parti si dicono intenzionate a collaborare su «schemi regolatori e standard ambientali per ridurre le emissioni di gas serra negli anni Venti», «benefici sociali sulla transizione alle energie pulite», «politiche per incoraggiare la decarbonizzazione», «economia circolare», «cattura e utilizzo del carbonio».

Un paragrafo dell'accordo è dedicato alla collaborazione nella lotta alle emissioni di metano, il gas serra più pericoloso, proveniente soprattutto da perdite dagli impianti di estrazione e distribuzione. La Cina si dice intenzionata ad attuare un piano nazionale di riduzione delle emissioni, e i due paesi concordano d'incontrarsi l'anno prossimo per discutere del problema.

Un altro paragrafo è dedicato alla collaborazione fra le due superpotenze sulle fonti di energia rinnovabili, sulle quali sono entrambe all'avanguardia. Si parla di cooperazione soprattutto sulle reti intelligenti che devono gestire la produzione intermittente di solare ed eolico e sulla produzione diffusa, oltre che sull'efficienza energetica. La Cina si impegna a cessare il consumo di carbone nel suo 15esimo piano quinquennale (2026-2030), e i due paesi ribadiscono la cessazione dei finanziamenti alle centrali a carbone all'estero con emissioni non abbattute.

Cooperazione viene annunciata anche sulla lotta alla deforestazione e sul fondo da 100 miliardi di dollari all'anno per aiutare i paesi meno sviluppati a decarbonizzare. Per quanto riguarda la Cop26, Cina e Usa si impegnano a lavorare insieme sul Paris Rulebook (le regole comuni per l'applicazione dell'Accordo di Parigi) e sull'articolo 6 dell'Accordo, che prevede un mercato globale delle emissioni di carbonio. I due paesi annunceranno nel 2025 nuovi impegni di decarbonizzazione (Ndc) al 2035. Infine, creeranno un «Gruppo di lavoro per migliorare l'azione climatica negli anni Venti», che si riunirà con regolarità.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
COMMENTI
 
NOTIZIE PIÙ LETTE