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ITALIAAnche il Governo italiano contro la Superlega

22.10.21 - 22:08
C'è anche la vicina Penisola tra i Paesi che hanno dichiarato ufficialmente il loro appoggio alla Uefa.
Keystone
Fonte ats ans
Anche il Governo italiano contro la Superlega
C'è anche la vicina Penisola tra i Paesi che hanno dichiarato ufficialmente il loro appoggio alla Uefa.
Oggi scadeva il termine per presentare le osservazioni alla Corte di Giustizia Europea e, nelle ultime 24 ore, la situazione per l'Italia è cambiata più volte.

ROMA - C'è anche l'Italia tra i Paesi che hanno dichiarato ufficialmente il loro appoggio alla Uefa nella battaglia contro la Superlega davanti alla Corte di Giustizia UE. Al termine di una lunga giornata, tra dubbi e pressioni, con il calcio italiano a spingere per schierarsi ufficialmente a favore della Federcalcio continentale, alla fine il Governo di Mario Draghi ha deciso di costituirsi a difesa dell'Uefa nel giudizio sulla Superlega incardinato presso la Corte di Giustizia Europea.

Una scelta basata anche sul parere espresso dalla sottosegretaria allo Sport, Valentina Vezzali, anche in seguito alle interlocuzioni avute con la Federazione Italiana Giuoco Calcio (Figc).

Al centro del contendere c'è il ricorso da parte di un Tribunale di Madrid che, nell'ambito dello scontro sulla Superlega, ha chiesto alla Corte UE di valutare se l'Uefa sia un monopolio che viola le norme antitrust. Un procedimento che, di fatto, potrebbe dare un via libera legale alla formazione della Superlega.

Oggi scadeva il termine per presentare le osservazioni in appoggio all'Uefa e, nelle ultime 24 ore, la situazione per l'Italia è cambiata più volte, con il Governo che prima si era detto pronto a costituirsi parte nel caso legale, salvo poi fare dietrofront. Le pressioni non sono mancate: d'altronde, in ballo ci sono rapporti politici (il presidente della Figc, Gabriele Gravina, siede nel Comitato Esecutivo Uefa) ma, soprattutto, la volontà della Federcalcio di ospitare gli Europei del 2028, in un impatto politico a largo raggio, considerando anche l'appoggio di altri 15 Stati.

E per questo il calcio aveva alzato la voce in mattinata, dopo che le notizie sul possibile no del Governo avevano generato non poca preoccupazione. «Auspico che avvenga entro oggi per non porre il nostro Paese al di fuori di un consenso molto ampio di Stati che supportano la Uefa in quella che riteniamo sia una battaglia di principio a difesa di un sistema calcistico aperto e meritocratico», era stata la speranza del numero uno della Figc in mattinata. «C'è imbarazzo per la mancata presa di posizione del nostro Governo rispetto al procedimento sul tema Superlega», ha detto l'ad della Lega Serie A Luigi De Siervo.

Sulla spinta dei vertici, infine si è scelto di affiancarsi ad altri 15 Paesi (Spagna, Francia, Portogallo, Croazia, Repubblica Ceca, Polonia, Svezia, Ungheria, Lettonia, Malta, Danimarca, Romania, Slovacchia, Irlanda e Islanda) nel procedimento legale. Le osservazioni presentate dagli Stati non sono vincolanti per la Corte, ma hanno un peso importante in termini politici nello schierarsi contro il progetto voluto in particolare dal presidente del Real Madrid, Florentino Perez, ma portato avanti anche dal Barcellona e dalla Juventus di Andrea Agnelli.

Intanto, sul tema Superlega si è schierata oggi anche la European Leagues, l'associazione delle leghe europee. «Rimane sempre una minaccia se non ci si occupa delle fondamenta del calcio. Per noi l'organizzazione biennale del Mondiale alimenta solo concetti come la Superlega», ha detto il presidente della European Leagues, Claus Thomsen, dopo l'assemblea generale a Milano.

«Ci sono nuovi progetti allo studio e bisogna restare vigili, perché il progetto è tutt'altro che defunto», ha aggiunto De Siervo. E dalle leghe è arrivato anche il no alla proposta della Fifa sul Mondiale ogni due anni: «Come Lega Serie A siamo allineati alla posizione di tutte le altre leghe europee. Nessun cambiamento nel calendario attuale, Mondiali ed Europei devono essere disputati ogni quattro anni. Rigettiamo in toto la proposta della Fifa perché danneggia le competizioni nazionali».

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