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L'uscita dall'Afghanistan entro il 31 agosto non permetterà di evacuare migliaia di afghani che hanno collaborato con gli Usa

AFGHANISTAN / STATI UNITIL'uscita dall'Afghanistan entro il 31 agosto non permetterà di evacuare migliaia di afghani che hanno collaborato con gli Usa

25.08.21 - 09:30
Alla Cia «i funzionari manifestano un reale senso di obbligo, morale e personale» verso queste persone
keystone-sda.ch (Senior Airman Taylor Crul)
Gli Usa non riusciranno a evacuare tutti gli afghani che hanno lavorato con loro entro la scadenza del 31 agosto.
Gli Usa non riusciranno a evacuare tutti gli afghani che hanno lavorato con loro entro la scadenza del 31 agosto.
L'uscita dall'Afghanistan entro il 31 agosto non permetterà di evacuare migliaia di afghani che hanno collaborato con gli Usa
Alla Cia «i funzionari manifestano un reale senso di obbligo, morale e personale» verso queste persone

WASHINGTON - «Finiremo l'evacuazione entro il 31 agosto». Le parole pronunciate nelle scorse ore da Joe Biden potrebbero essere vere per quanto riguarda i cittadini statunitensi attualmente presenti in Afghanistan, ma non valgono per le migliaia di afghani che, in questi anni, hanno collaborato con gli Usa e la Nato. Una situazione che sta generando grande frustrazione nelle agenzie d'intelligence e sicurezza nazionale.

«Un obbligo morale e personale» - Un ex funzionario, che ha voluto rimanere anonimo, ha dichiarato alla Nbc: «Le persone sono furiose e disgustate». La conferma giunge da un ufficiale della Difesa, sempre interpellato dal media Usa, che si dice nauseato dal fatto che molti di coloro che hanno lavorato al fianco del personale statunitense saranno lasciati indietro. Alla Cia «i funzionari manifestano un reale senso di obbligo, morale e personale», nei confronti degli afghani che hanno sostenuto e addestrato, ha aggiunto l'ex direttore dell'Agenzia John Brennan.

La vulnerabilità delle truppe Usa - Nemmeno l'intervento diretto dell'attuale numero uno della Cia William Burns (che lunedì si è incontrato a Kabul con la guida dei talebani, il mullah Abdul Ghani Baradar) è servito per guadagnare tempo per riuscire a evacuare tutti coloro la cui vita potrebbe essere messa a serio rischio sotto l'attuale regime. Il fermo divieto talebano di estendere la scadenza del 31 agosto ha confermato che la situazione è precaria: migliaia di combattenti circondano l'aeroporto di Kabul, rendendo le truppe Usa schierate sul posto estremamente vulnerabili. La difesa dei soldati potrebbe arrivare dal cielo, ma in caso di raid aereo il numero delle vittime civili sarebbe sicuramente alto (migliaia di persone affollano lo scalo della capitale, nella speranza di riuscire a imbarcarsi su un volo diretto in America o Europa).

Lasciati indietro - Si prevede quindi che l'evacuazione rallenterà considerevolmente da venerdì, così da lasciare modo alle truppe Usa di ritirarsi in modo ordinato. Ne pagheranno le conseguenze autisti, interpreti e altre figure che negli ultimi 20 anni hanno lavorato a stretto contatto con truppe e funzionari Usa. Non c'è nemmeno la certezza matematica che tutti i cittadini statunitensi riusciranno a lasciare l'Afghanistan entro martedì prossimo.

Il dipartimento di Stato è stato accusato nelle scorse ore di non aver agito con tempismo, contribuendo allo stato di cose attuale.

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