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BIRMANIA«Sparate sulla folla», gli agenti in fuga dal Myanmar

10.03.21 - 12:33
Molti poliziotti sono fuggiti in India dopo aver ricevuto degli ordini che non volevano eseguire
Reuters
Tha Peng mostra ai giornalisti una sua foto in divisa.
Tha Peng mostra ai giornalisti una sua foto in divisa.
«Sparate sulla folla», gli agenti in fuga dal Myanmar
Molti poliziotti sono fuggiti in India dopo aver ricevuto degli ordini che non volevano eseguire
Accampati nella stato indiano del Mizoram, però, temono di essere riportati in Birmania

YANGON - Era il 27 febbraio quando Tha Peng, un poliziotto birmano, ha ricevuto l'ordine di sparare sui manifestanti per disperderli, nella città di Khampat, in Myanmar.

L'uomo, però, non se l'è sentita, e ha rifiutato l'ordine. Il giorno dopo, è arrivata puntuale la chiamata di un ufficiale, che gli ha chiesto se avrebbe sparato. Il 27enne ha detto nuovamente di no, e ha rassegnato le sue dimissioni.

A quel punto, considerato dalle autorità un dissidente, il giovane ha preso e ha lasciato la sua casa di Khampat, viaggiando per tre giorni fino ad attraversare il confine con l'India. «Non avevo altra scelta», ha raccontato ad un giornalista di Reuters, nello stato indiano del Mizoram.

Non è l'unico nella sua situazione: anche altri poliziotti sono scappati al di fuori del paese per lo stesso motivo. Alle autorità locali indiane, tutti quanti hanno raccontato la stessa versione. 

«Abbiamo ricevuto l'ordine di sparare ai manifestanti», hanno detto quattro di loro alla polizia del Mizoram, «non vogliamo e non abbiamo il coraggio di sparare alla nostra stessa gente, che per di più dimostra in modo pacifico». A quanto dicono, sono in molti tra le fila dei poliziotti a sostenere i manifestanti, ma se lo tengono dentro per paura delle conseguenze.

Secondo un funzionario indiano, sono circa un centinaio le persone provenienti dal Myanmar (per lo più poliziotti e le loro famiglie) che si sono rifugiate nel distretto di Champhai (di Mizoram).

L'esercito birmano, da parte sua, ha sempre dichiarato di agire in modo moderato e di rispondere di conseguenza al comportamento dei «manifestanti rivoltosi», accusati di attaccare la polizia e di mettere in pericolo la stabilità del paese.

Comunque, anche se in territorio indiano, gli ex-agenti non si sentono al sicuro. Settimana scorsa, infatti, un funzionario del governo di Champhai ha ricevuto una lettera da parte del governo birmano, in cui si chiedeva la restituzione di otto poliziotti che erano entrati in India, «per sostenere le relazioni amichevoli tra i due paesi vicini».

Zoramthanga, il Primo ministro del Mizoram, ha detto a Reuters che la sua amministrazione fornirà cibo e riparo temporaneo a coloro che fuggono dal Myanmar, ma che non spetta a loro una decisione a riguardo: sarà il governo centrale indiano ad informarli sugli eventuali rimpatri.

«Non voglio tornare indietro», è stato l'ultimo commento che ha fatto Tha Peng, guardando in lontananza l'ormai temuto confine con il suo stesso paese.

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