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ITALIA«Quasi il 20% dei casi è di variante inglese»

12.02.21 - 21:35
In Italia questa mutazione potrebbe presto diventare la forma più diffusa di SarsCoV2.
Keystone
Fonte ats ans
«Quasi il 20% dei casi è di variante inglese»
In Italia questa mutazione potrebbe presto diventare la forma più diffusa di SarsCoV2.
Preoccupa la diffusione tra i più giovani. L'epidemiologa Stefania Salmaso: «Si sta osservando un incremento anomalo nelle classi d'età fra zero e cinque e fino a 13 anni, in diverse regioni».

ROMA - Sta circolando in modo sostenuto, al punto che in poco più di un mese potrebbe diventare la forma più diffusa del virus SarsCoV2 in Italia: la variante inglese esce allo scoperto con i primi dati frutto dell'indagine rapida condotta da Istituto Superiore di Sanità (Iss) e ministero della Salute con i laboratori regionali.

Emerge che, sul totale dei casi positivi al virus SarsCoV2, il 17,8% si devono a questa variante. Una percentuale confrontabile al 20-25% della Francia e al 30% della Germania. Vale a dire che, fra i casi positivi in Italia, circa uno su cinque risulta positivo alla variante inglese. Quest'ultima è una delle tre in circolazione nella Penisola, con la brasiliana e la sudafricana, ma al momento sembra decisamente prevalere sulle altre.

«In 5-6 settimane la variante inglese potrebbe sostituire il virus SarsCov2 ora circolante», ha detto il presidente dell'Iss, Silvio Brusaferro, commentando i dati diffusi con il monitoraggio e relativi ai test eseguiti dal 3 al 4 febbraio su un totale di 852 campioni in 82 laboratori.

L'epidemia di Covid-19 è entrata così in una fase nuova e molto delicata, nella quale è essenziale tenere alta la guardia. La «maggiore trasmissibilità rispetto al virus originale» della variante inglese e la probabilità che diventi prevalente in Italia, impone la necessità di un monitoraggio costante.

Quest'ultimo, rileva il ministero, «ci consentirebbe, assieme al rafforzamento delle misure di mitigazione, di contenere e arginare gli effetti della nuova variante, mentre si prosegue con le vaccinazioni».

Per il direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, «la variante inglese, per quanto ne sappiamo, non diminuisce l'efficacia dei vaccini attualmente disponibili e la corsa alla vaccinazione è molto importante». Mantenere alta la guardia significa soprattutto non abbandonare le misure di prevenzione: indossare la mascherina, rispettare il distanziamento e l'igiene. Questo è cruciale anche per chi ha già avuto l'infezione, come indica il caso di una reinfezione avvenuta in Francia a causa della variante sudafricana.

Che la vigilanza in questa fase dell'epidemia sia essenziale lo dicono anche gli esperti che seguono l'andamento del virus. «Sono dati che parlano da sé. Dicono che la variante è già presente nella nostra popolazione: siamo in una situazione simile a quella vissuta in Gran Bretagna a fine dicembre.

Anche per Stefania Salmaso, dell'Associazione Italiana di Epidemiologia, senza dubbio la variante inglese «ha preso piede in Italia» e «c'è una circolazione estesa e probabilmente avvenuta in tempi simili in cui ha avuto luogo in Francia e che abbiamo visto ora».

È presto, secondo l'epidemiologa, per dire se e quanto ci sia una correlazione tra i focolai segnalati recentemente fra i giovani e la circolazione delle varianti: «Le frequenze di casi tra i bambini e i ragazzi fino a 13 anni sono sempre state le più basse di tutte le altre età, motivo per cui la scuola non è stata considerata come particolarmente rilevante alla diffusione del virus. Invece adesso - osserva Salmaso - si sta osservando un incremento anomalo nelle classi d'età fra zero e cinque e fino a 13 anni, in diverse regioni».

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