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STATI UNITIGli ultrà di Trump ora rischiano il lavoro

08.01.21 - 20:11
Scaricati dal presidente, i "patrioti" fronteggiano le conseguenze dell'assalto al Congresso. Licenziamenti e inchieste
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Fonte ATS
Gli ultrà di Trump ora rischiano il lavoro
Scaricati dal presidente, i "patrioti" fronteggiano le conseguenze dell'assalto al Congresso. Licenziamenti e inchieste

WASHINGTON - «So che siete delusi, ma è solo l'inizio». E poi, rivolgendosi ai "75 milioni" che lo hanno votato: «Avrete una voce gigante».

Mentre medita la riscossa politica guardando al 2024, Donald Trump cerca di tener buoni i suoi sostenitori, da lui stesso scaricati ieri in un video che ha gelato gli animi degli ultra': «Voi non rappresentate il nostro Paese. E coloro che hanno infranto la legge pagheranno», aveva detto, leggendo dal Teleprompter, lo stesso presidente che poche ore prima aveva promesso: «Vi amo, siete speciali».

È una doccia fredda per i "patrioti" coi berrettini rossi venuti a Washington da ogni angolo d'America sventolando vessilli a stelle e strisce, e alcuni anche la bandiera confederata che mai era entrata prima di allora a Capitol Hill. Chi ha sfidato la legge il 6 gennaio prendendo d'assalto la "casa del popolo", nel day-after dell'assalto non sa più bene a che santo rivolgersi.

Se Trump li ha scaricati e allo stesso tempo li blandisce, non c'è soltanto l'Fbi a dare loro la caccia: sono gli stessi social media che hanno garantito la crescita esponenziale del movimento e contribuito all'organizzazione dell'occupazione del Congresso, che nelle ultime ore ha messo alla gogna chi ha partecipato alla rivolta.

«Identificateli con nome e cognome», esortava ieri l'account Instagram "Homegrown Terrorist", successivamente rimosso. In barba alle norme anti-Covid, gli ultrà hanno girato per ore senza maschera per le aule del Capitol fotografandosi l'un l'altro e postando gli scatti sui loro profili social: è stato facile in molti casi riconoscerli.

È successo così a Bradley Rukstales, il Ceo della società di marketing di Chicago Cogensia, messo in aspettativa dopo aver fatto pubblicamente mea culpa ed esser stato arrestato. Molti, come lui, hanno già perso il lavoro o sono in procinto di perderlo come Paul Davis, un avvocato del Texas. Navistar, una società del Maryland, ha licenziato un dipendente fotografato nel Capitol con addosso il badge dell'azienda. In aspettativa anche un insegnate di Allentown in Pennsylvania il cui nome è rimasto segreto in attesa della conclusione dell'inchiesta della scuola.

E il peggio potrebbe ancora venire: la procura della capitale medita accuse per sedizione per i circa cento arrestati finora con pene previste fino a 20 anni di reclusione.

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