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STATI UNITITrump sigla la "pax americana" in Medio Oriente

16.09.20 - 07:17
Firmati gli "Accordi di Abramo" tra Israele, Emirati e Bahrein. Palestinesi «traditi». Iran in allerta.
keystone-sda.ch / STF (JIM LO SCALZO)
Fonte Ats/Claudio Salvalaggio
Trump sigla la "pax americana" in Medio Oriente
Firmati gli "Accordi di Abramo" tra Israele, Emirati e Bahrein. Palestinesi «traditi». Iran in allerta.

WASHINGTON - «Un giorno storico per la pace, nasce un nuovo Medio Oriente con un accordo che nessuno pensava fosse possibile e che a breve verrà firmato da altri cinque o sei Paesi arabi». Donald Trump sigilla con nuove promesse la "pax americana" in Medio Oriente, formalizzata dalla firma alla Casa Bianca degli "Accordi di Abramo", ossia le intese per la normalizzazione dei rapporti a 360 gradi tra Israele, da un lato, e gli Emirati Arabi e il Bahrein, dall'altro, in cambio della sospensione dell'annessione della Cisgiordania.

«Una nuova alba di pace, superiamo le divisioni e ascoltiamo il battito della storia», gli ha fatto eco il premier israeliano Benyamin Netanyahu, che ha siglato le intese con i ministri degli Esteri degli altri due Paesi, rispettivamente Abdullah bin Zayed Al Nahyan e Khalid bin Ahmed bin Mohammed Al Khalifa.

«Storici accordi di pace», li ha definiti il presidente americano nel South Lawn della Casa Bianca, davanti a una folla di centinaia d'invitati con pochissime mascherine e senza distanziamento sociale.

Emirati e Bahrein, però, non sono mai stati in guerra con Israele, non sono trattati di pace come quelli siglati con l'Egitto nel 1979 e con la Giordania nel 1994. In ogni caso si tratta d'intese storiche che cambiano la mappa e gli equilibri mediorientali, segnando l'accettazione d'Israele nel mondo arabo e un'alleanza comune contro l'Iran, il nemico numero uno di Washington nella regione.

Per Trump è indiscutibilmente un trionfo diplomatico, che gli permette di accreditarsi come artefice di pace e di vantare la candidatura al Nobel a sette settimane dalle elezioni, mentre spera d'incassare un nuovo successo dai negoziati sull'Afghanistan.

Come suggerisce lo stesso nome degli accordi, è una vittoria anche per il suo amico e alleato Netanyahu, inseguito finora dalle polemiche del processo per corruzione e per il rinvio del confinamento per la pandemia. L'unico prezzo che paga è la sospensione, non la rinuncia, all'annessione della Cisgiordania.

Resta più di qualche spina, a partire dai palestinesi, che si sono sentiti «pugnalati alle spalle» dagli accordi dei due Paesi arabi dopo aver negato a Trump il ruolo di mediatore per le sue decisioni favorevoli a Israele. «È un giorno buio», ha detto il premier palestinese Mohammed Shtayyeh. Ma il presidente americano promette ora di coinvolgere altri Paesi della penisola arabica, probabilmente Oman e Arabia Saudita, convinto che alla fine anche i palestinesi «arriveranno a un punto in cui vorranno unirsi all'accordo di pace», altrimenti «saranno lasciati da parte».

C'è poi la questione dei caccia F-35. Trump ha detto che non avrebbe alcun problema a venderli agli Emirati Arabi ma resta, almeno ufficialmente, l'opposizione d'Israele, che vuole mantenere la supremazia militare nella regione.

Montano intanto le tensioni con l'Iran dopo la pubblicazione di un rapporto dell'intelligence americana secondo cui Teheran pianifica l'assassinio dell'ambasciatrice americana in Sudafrica, Lana Marks, per vendicare l'uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani, colpito in un raid americano all'aeroporto di Baghdad. Il Trump ha già ammonito via Twitter che la risposta a qualunque attacco iraniano sarà «mille volte più forte».

Respingendo le accuse, Teheran lo ha invitato a non commettere «un nuovo errore strategico» e a «evitare un nuovo avventurismo» solo per «conquistare un altro mandato presidenziale». Ma dalla tribuna della Casa Bianca il presidente americano ha offerto un ramoscello d'ulivo: «Farò un grande accordo con l'Iran dopo le elezioni, anche se Teheran sta aspettando il voto sperando di fare un accordo migliore con Joe Biden L'Addormentato».

Riad «sostiene il popolo palestinese» - L'Arabia Saudita ha fatto sapere ieri sera di essere dalla parte del popolo palestinese e di sostenere tutti gli sforzi volti a raggiungere una soluzione giusta e globale alla questione palestinese, secondo una dichiarazione del governo saudita. «Il governo osserva come il Regno sia dalla parte del popolo palestinese e sostenga tutti gli sforzi volti a raggiungere una soluzione giusta e globale alla questione palestinese, che consenta ai palestinesi di stabilire il proprio Stato indipendente secondo i confini del 1967 con Gerusalemme Est come sua capitale, in conformità con le decisioni di legittimità internazionale e l'Iniziativa di pace araba», afferma il gabinetto saudita in un comunicato.

Lancio di razzi - Intanto, tra ieri sera e questa mattina da Gaza sono stati lanciati 15 razzi alla volta  delle aree limitrofee d'Israele. Nove sono stati intercettati. Non si ha notizia di vittime. La popolazione della zona resta vicina ai rifugi, in attesa di nuove istruzioni dal comando delle retrovie.

In reazione ai lanci di ieri, aerei ed elicotteri da combattimento israeliani hanno colpito «10 obiettivi terroristici di Hamas a Gaza». Lo ha reso noto un portavoce militare israeliano. Fra questi, stabilimenti per la produzione di armi e di esplosivi nonché una base di addestramento utilizzata per condurre esperimenti nei lanci di razzi. «L'organizzazione terroristica di Hamas - ha precisato il portavoce - è responsabile di ogni evento che abbia origine dalla Striscia».

 
 

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