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ITALIAUccisione di Willy: i fratelli Bianchi e un altro sospettato rimangono in carcere

09.09.20 - 16:12
Fuori Belleggia. Secondo i testimoni della famiglia Bianchi, però, avrebbe sferrato lui il calcio mortale.
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Marco e Gabriele Bianchi
Marco e Gabriele Bianchi
Uccisione di Willy: i fratelli Bianchi e un altro sospettato rimangono in carcere
Fuori Belleggia. Secondo i testimoni della famiglia Bianchi, però, avrebbe sferrato lui il calcio mortale.
La madre dei due fratelli: «Mi vergogno per gli assassini di Willy, ma i miei figli non sono i mostri che avete descritto».

VELLETRI - Rimangono in carcere tre dei quattro sospettati per la morte di Willy Monteiro Duarte, il 21enne ucciso nel corso di una rissa scoppiata nella notte tra sabato e domenica a Colleferro, nella città metropolitana di Roma. Il giudice per le indagini preliminari di Velletri ha convalidato l'arresto dei fratelli Bianchi, Marco e Gabriele, e di Mario Pincarelli. A Francesco Belleggia, invece, sono stati concessi i domiciliari.

I principali quotidiani italiani forniscono ricostruzioni divergenti su quanto finora emerso dagli interrogatori di garanzia sostenuti dai quattro uomini.

Repubblica riferisce che Belleggia, unico per il momento a uscire dal carcere di Rebibbia, avrebbe confermato agli inquirenti di aver visto Gabriele Bianchi, esperto di arti marziali miste, colpire a morte Willy. Secondo il Corriere della Sera, invece, due «supertestimoni» amici dei quattro arrestati e segnalati dalla famiglia Bianchi avrebbero raccontato agli inquirenti che a sferrare i colpi potenzialmente letali sarebbero stati Pincarelli (un pugno alla testa) e il karateka Belleggia (un calcio dell'antica disciplina giapponese diretto al volto).

I fratelli Bianchi, accorsi dopo una telefonata di uno dei due testimoni, si sarebbero limitati a sferrare spintoni e qualche schiaffo, facendo scappare diversi appartenenti al gruppo avversario. Sarebbe stata proprio una manata di Marco, inoltre, a far cadere a terra Willy.

«Mi vergogno per gli assassini di Willy, ma i miei figli non sono i mostri che avete descritto e la piena verità su di loro verrà fuori!», assicura in lacrime al corriere.it Antonietta Di Tullio, madre di Marco e Gabriele Bianchi. «I miei figli devono pagare se hanno sbagliato, qualunque cosa abbiano fatto, ma non per quello che non hanno fatto - continua -. La giustizia deve andare fino in fondo. Sono sicura che non sono stati loro a ucciderlo, una mamma certe cose le sa».

Confrontata con l'immagine pubblica dei due uomini, descritti come due spacconi e picchiatori, la donna ribatte: «Non sono così. Gabriele ha aperto un negozio di frutta, Marco aiuta nel ristorante di Alessandro (un terzo fratello, ndr), e dove c’è da dare una mano ci sono sempre. Li giudicate per come appaiono su Facebook ma quelle sono stupidaggini». E conclude: «Quella sera erano lì da pacieri, non se la sarebbero mai presa con un ragazzino».

Quel che sembra certo è che Willy Monteiro Duarte abbia tentato davvero, lui, di fare da paciere. Passava per caso davanti al pub di fronte al quale è avvenuta la rissa e sarebbe intervenuto vedendo in difficoltà un suo compagno di apprendistato, Federico Zurma. Caduto a terra una prima volta, il 21enne sarebbe stato colpito a morte mentre tentava di rialzarsi. Chi abbia sferrato il calcio o il pugno mortale sarà la magistratura a stabilirlo. Questo pomeriggio l'autopsia.   

 

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