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THAILANDIAUna petizione chiede un degno funerale per il serial killer cannibale

18.06.19 - 06:00
Il suo corpo imbalsamato è esposto a Bangkok. Fu giustiziato per aver mangiato sette bambini, ma forse non andò proprio così
Una petizione chiede un degno funerale per il serial killer cannibale
Il suo corpo imbalsamato è esposto a Bangkok. Fu giustiziato per aver mangiato sette bambini, ma forse non andò proprio così

BANGKOK - Un degno funerale per il serial killer cannibale: è quanto chiede una petizione che, in Thailandia, ha superato le 17mila firme.

Il criminale in questione è Si Quey, immigrato cinese che, negli Anni ‘50 del secolo scorso, fu accusato di aver ucciso sette bambini e mangiato i loro organi dopo averli bolliti. Arrestato nel 1958 in possesso del corpo di un ragazzino e di un cuore e un fegato espiantati, fu giustiziato. Il suo cadavere - dapprima oggetto di studio in una facoltà di medicina - finì poi imbalsamato e ricoperto di paraffina al Museo di medicina forense Songkran Niyomsan di Bangkok e lì si trova tuttora.

Da qualche tempo, tuttavia, ha iniziato a crescere in Thailandia una certa compassione per quel corpo racchiuso in una teca e presentato come “Si Quey (cannibale)”. Una petizione online pubblicata il mese scorso che chiede di rimuovere il cadavere dell’assassino dal museo e garantirgli un degno funerale ha infatti superato le 17mila firme.

Come riporta il Bangkok Post, a smuovere gli animi rispetto alle sorti delle spoglie di Si è stato un video pubblicato su YouTube dalla madre dell’unica vittima di quel killer degli Anni '50 che sopravvisse alla sua furia. Nel filmato, che si intitola “Si Quey non ha ucciso”, la donna sostiene che non fu l’immigrato cinese ad aggredire la figlia: Si Quey fu solo un capro espiatorio. L’uomo, del resto, si era dichiarato colpevole solo per l’omicidio per il quale era stato arrestato e aveva negato le accuse di cannibalismo.

Per ora, l’attenzione sui resti di Si ha portato il museo a rimuovere la dicitura "cannibale" dalla targhetta della teca con il suo corpo. I responsabili della struttura però - pur difendendo la loro scelta di esporre quello e altri cadaveri - si dicono aperti a discutere eventuali ulteriori passi.

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