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MobilitàPerché compensare le emissioni di CO2 aggrava i problemi climatici

24.06.22 - 11:00
Con tutta onestà: credi veramente nella compensazione climatica? Se la risposta è no, sappi che sei in buona compagnia.
Getty Images
Sebbene durante la prenotazione di un viaggio compensare le emissioni di CO 2 rappresenti un modo per avere la coscienza pulita, tale possibilità può aggravare i problemi climatici.
Sebbene durante la prenotazione di un viaggio compensare le emissioni di CO 2 rappresenti un modo per avere la coscienza pulita, tale possibilità può aggravare i problemi climatici.
Perché compensare le emissioni di CO2 aggrava i problemi climatici
Con tutta onestà: credi veramente nella compensazione climatica? Se la risposta è no, sappi che sei in buona compagnia.
Georg Klingler, esperto di clima presso Greenpeace, sostiene che compensare le emissioni implica semplicemente una pericolosa conservazione sistemica.

Compensazione

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Questi sondaggi non hanno, ovviamente, un valore statistico. Si tratta di rilevazioni aperte a tutti, non basate su un campione elaborato scientificamente. Hanno quindi l'unico scopo di permettere ai lettori di esprimere la propria opinione sui temi di attualità.

L’impulso è forte: dopo due anni di pandemia di coronavirus, sono migliaia i vacanzieri che impazienti tornano a volare verso mete lontane. Un desiderio che tuttavia comporta uno scotto elevato per il clima: infatti, un volo a/r sulla tratta Zurigo-Atene ha un impatto sul clima di oltre 0,6 tonnellate di CO2. Se le persone a volare sono due, ecco che le emissioni superano già la soglia della tonnellata.

Per mettere a tacere i rimorsi di coscienza, qualche mente ingegnosa ha messo a punto l’idea della compensazione: prenotando un volo online, infatti, è possibile compensare le emissioni di monossido di carbonio previste spendendo qualcosina in più per una buona causa. Lo stesso sistema si applica allo shopping online.

Il principio è tanto semplice quanto geniale: una produzione troppo elevata di CO2 viene compensata apponendo semplicemente un segno meno sul conto delle emissioni. Questo permette a un’azienda che produce troppe emissioni di riscattarsi. L’intero processo viene chiamato scambio delle quote di emissione, un sistema volto essenzialmente ad arginare l’aumento delle emissioni di CO2.

Compensare? Sì, ma c’è un ma...

Quando si applica il secondo metodo, i franchi versati in più per la compensazione trovano impiego in progetti per la tutela del clima, come ad es. la riforestazione dei boschi. Si tratta di iniziative millantate per la loro nobile causa, che tuttavia sono accompagnate da un grande «Ma»: «Piantare alberi non aiuta», afferma Georg Klingler, esperto di clima presso Greenpeace. Secondo un nuovo studio, infatti, il metodo più diffuso per la riforestazione dei boschi genera spesso l’effetto opposto, comportando in definitiva un incremento della produzione di CO2.

Il motivo? Una volta piantati, gli alberi non vengono curati e muoiono. E, cosa ancor peggiore, le aree interessate vengono prima disboscate, affinché il tutto possa essere spacciato per un’iniziativa di compensazione climatica. «Le iniziative di riforestazione sono le più diffuse, poiché fra le più economiche in termini di realizzazione», sostiene l’esperto.

Inoltre, Klingler sottolinea la necessità di prestare molta cautela nel finanziare, ad esempio, le piccole centrali elettriche rispetto a quelle a carbone e solleva la domanda: «Chi garantisce che in fin dei conti non verrà comunque costruita una centrale a carbone?». Si tratta spesso di progetti basati su ipotesi ideali, e non sulla realtà.

I prezzi della compensazione sono troppo bassi

Tuttavia, l’esperto di Greenpeace precisa che molti progetti hanno anche un impatto positivo dal punto di vista sociale ed ecologico. Sebbene questi progetti risultino necessari per la tutela del clima, non devono fornire un pretesto per continuare a produrre emissioni come abbiamo fatto finora.

«La compensazione climatica rallenta le emissioni di CO2. Il nostro compito, però, è di ridurle a zero.» La compensazione implica infatti la conservazione di un sistema di per sé sbagliato, incoraggiando le persone a mantenere le proprie abitudini invece di cambiarle.

Al posto dell’idea di compensazione, i consumatori dovrebbero essere messi di fronte a delle alternative, ad esempio spiegando loro che una destinazione può essere raggiunta facilmente anche in treno invece che in aereo. Oppure mostrando loro che un acquisto si può effettuare con modalità più rispettose del clima, anche se probabilmente comporta dei costi più alti.

Secondo l’esperto, compensare le emissioni avrebbe ancora oggi dei prezzi troppo ridotti, e conclude affermando: «Dovendo calcolare tutti i costi che un volo comporta per il clima, i viaggiatori dovrebbero pagare 200 franchi di compensazione per ogni tonnellata di CO2 prodotta». Tutto il resto è solo ecologismo di facciata.

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