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SURF«Sarebbe un problema se tutti rinunciassimo improvvisamente a volare»

02.06.23 - 11:00
Le onde di Bali o della Costa Rica sono considerate il non plus ultra
Johann Lanert
SriLanka – Sabrina Haase è una surfista che lavora per l‘associazione fairjourney. Spiega: «io stessa sono una surfista e so quanto può essere difficile unire surf e sostenibilità all’interno della stessa vacanza.»
SriLanka – Sabrina Haase è una surfista che lavora per l‘associazione fairjourney. Spiega: «io stessa sono una surfista e so quanto può essere difficile unire surf e sostenibilità all’interno della stessa vacanza.»
«Sarebbe un problema se tutti rinunciassimo improvvisamente a volare»
Le onde di Bali o della Costa Rica sono considerate il non plus ultra
ma il viaggio di andata e ritorno ha un peso importante sulle emissioni di CO2. È possibile combinare surf e sostenibilità? Un’intervista a Sabrina Haase, surfista e collaboratrice di fairjourney.

In breve

    • Sabrina Haase è una surfista che lavora per l‘associazione fairjourney. Grazie alla formula G.L.Ü.C.K. («felicità» in tedesco), l’associazione ha creato una raccomandazione per viaggi sostenibili.
    • Questi consigli valgono anche per chi vuole trascorrere vacanze sostenibili all’insegna del surf: viaggiate lentamente, spendete i vostri soldi presso la popolazione locale, riducete le emissioni di CO2 ed evitate le offerte troppo convenienti.
    • La surfista conosce altri consigli pratici: su Facebook esistono gruppi per condividere i viaggi come Surftravellers o Mitsurfbörse. E una volta alla settimana, da Freiburg parte un treno per Bordeaux.
    • Anche in Svizzera i surfisti possono trovare interessanti opportunità: a Bremgarten e a Thun si trovano sempre delle belle onde, a Zurigo e a Ebikon ci sono impianti per onde indoor mentre a Sion c’è un bacino esterno.
    • Nonostante queste opportunità, Sabrina Haase non esclude completamente la possibilità di volare poiché: «molte persone nel Sud del mondo vivono grazie a viaggiatori e turisti.» Il vero problema sta nel modo in cui viaggiamo.

Il surf è e resta sempre uno sport di tendenza e la Svizzera non ha sbocchi sul mare. Come si fa a organizzare una vacanza all’insegna del surf in modo sostenibile? Sabrina Haase è una surfista e lavora per fairjourney. Grazie alla formula G.L.Ü.C.K. («felicità» in tedesco), l’associazione ha creato una raccomandazione per viaggi sostenibili. 

Signora Haase, cosa si nasconde dietro la formula G.L.Ü.C.K.?
La formula G.L.Ü.C.K. è la nostra linea guida per i viaggi sostenibili. La G sta per «gemächlich», «con calma»: restate più a lungo in un posto e cercate di spostarvi sempre con i mezzi pubblici. L sta per «locale»: prenotate il vostro soggiorno presso alloggi famigliari che appartengano alla gente del posto e comprate prodotti e souvenir della regione. Ü di «Überraschung», «sorpresa»: lasciatevi sorprendere e siate spontanei. C: riducete le emissioni di «CO2», cercate ad esempio di spostarvi in treno. E la K sta per «korrekt», «corretto»: pagate un prezzo equo. Se un’offerta vi sembra troppo conveniente è perché qualcun altro paga al posto vostro: i lavoratori, l’ente pubblico o l’ambiente. 

Questa formula può essere applicata anche al surf?
Sì, io stessa sono una surfista e so bene quanto possa essere difficile. Quando si è alla ricerca dell’onda perfetta, si finisce subito a parlare di Bali o della Costa Rica. 

Un viaggio oltreoceano: non sembra proprio sostenibile.
Non è però impossibile organizzarlo in modo sostenibile: una mia ex-collega ha viaggiato fino in Indonesia in bicicletta. Ma non è una proposta adatta ai più. Il viaggio di andata e ritorno è la parte della vacanza più dannosa per l’ambiente. Un volo all’anno genera più della metà dell’impronta annuale di CO2 di un individuo e non può essere compensata sul posto nemmeno se soggiorniamo presso alloggi famigliari, compriamo prodotti equi e ci spostiamo solo a piedi. Le destinazioni europee sono quindi migliori. 

Ad esempio?
La costa atlantica offre onde fantastiche e molte destinazioni sono facilmente raggiungibili con i mezzi pubblici. Ad esempio, una volta alla settimana parte un treno diretto da Freiburg con destinazione Bordeaux. Anche il Portogallo è perfettamente raggiungibile in treno anche se sono necessari un paio di cambi.

Quanto è pratico viaggiare in treno con l’intera attrezzatura da surf?
So per esperienza personale che può essere molto faticoso, soprattutto se bisogna cambiare treno più volte. Un’alternativa interessante è la condivisione del viaggio. Su Facebook esistono alcuni gruppi di surf come Surftravellers o Mitsurfbörse in cui le persone cercano costantemente compagni di viaggio. Il viaggio in auto non è sostenibile come quello in treno ma è sempre meglio che volare in Portogallo o in Andalusia. 

Lei stessa è surfista e si occupa di sostenibilità. Ha una località segreta che consiglia personalmente per una vacanza sostenibile?
In Portogallo, nella regione di Ericeira esiste un bus locale che porta i surfisti con tutta la loro attrezzatura in vari spot. Sul posto consiglio di soggiornare in un surfcamp locale che si occupa di portare i suoi ospiti in vari spot di surf o in un alloggio nelle vicinanze di uno spot in modo da non dover fare costantemente avanti e indietro. Se proprio non è possibile rinunciare all’automobile, anche in questo caso può essere interessante condividere l’auto. In Europa purtroppo non esistono più vere località segrete. Molte onde e molti spot sono sovraffollati. Il mio consiglio: cercare nuove onde al di fuori delle rotte turistiche classiche.

I viaggi sostenibili sono importanti per lei ma al contempo non esclude completamente la possibilità di volare. Come mai?
Penso che sarebbe un problema se tutti rinunciassimo improvvisamente a viaggiare in aereo. Molte persone nel Sud del mondo vivono grazie a viaggiatori e turisti. Durante la pandemia ci siamo resi conto con precisione di quante persone dipendono da essi per la loro sopravvivenza. Ma è il modo in cui viaggiamo oggi a non essere più sostenibile. 

Quali sono le alternative?
Si potrebbe ad esempio viaggiare oltreoceano solo una volta ogni cinque anni e nel frattempo restare a surfare sulla costa atlantica europea. Oppure restare in Svizzera: a Bremgarten e a Thun si trovano sempre delle belle onde, a Zurigo e a Ebikon ci sono impianti per onde indoor mentre a Sion c’è un bacino esterno.

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COMMENTI
 

Buonsenso? 10 mesi fa su tio
Cortocircuito neuronale nel suo splendore. Quando la coerenza latita..

Bella 10 mesi fa su tio
Cav....te c'è ne sono??????

TeresaBaliresa 10 mesi fa su tio
Noi in colonna sulle auto elettriche sgranocchiando insetti. Mentre quelli del WEF banchettano sui loro jet privati.

Don Quijote 10 mesi fa su tio
Tutti i dipendenti della Red Bull sarebbero disoccupati.

Libero 10 mesi fa su tio
Sarebbe un incubo uscire dalla svizzera 🇨🇭

Eritos 10 mesi fa su tio
Iniziamo a tenere a terra il Cassis con le sue planate Berna - Lugano sul jet 🛩️ della confederazione

Dav 10 mesi fa su tio
come sempre a parole tutti forti poi nella realtà......... conosco verdi politicamente molto meno verdi di tante altre persone giusto per ritagliarsi uno spazio e un po di notorietà che tristezza

Righe76 10 mesi fa su tio
Predicare bene ma razzolare…