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LifestyleDiamanti senza nemmeno una goccia di sangue

02.05.23 - 11:00
I diamanti creati in laboratorio conquistano il mercato delle pietre preziose. Un duo zurighese fa scalpore con i suoi gioielli di design.
Loev
Puntano su diamanti artificiali e sostenibilità: Taryn Steinberger e Niels Schäfer di Loev
Puntano su diamanti artificiali e sostenibilità: Taryn Steinberger e Niels Schäfer di Loev
Diamanti senza nemmeno una goccia di sangue
I diamanti creati in laboratorio conquistano il mercato delle pietre preziose. Un duo zurighese fa scalpore con i suoi gioielli di design.

Luccicano, brillano, scintillano: i diamanti catturano lo sguardo dell’umanità da tempo immemore. I diamanti sono i migliori amici delle donne, cantava Marylin Monroe negli anni ’50 e sembra non essere cambiato niente da allora. Queste pietre preziose sono molto ambite anche se tutti sappiamo che la loro estrazione dal sottosuolo avviene in condizioni disumane e causa innumerevoli vittime. Lo dimostra ad esempio anche il film campione di incassi «Blood Diamond» con Leonardo DiCaprio girato nel 2006.
 
Le pietre preziose sono tuttavia un bene molto meno esclusivo di quanto comunemente si creda: «i diamanti non sono rari», spiega Taryn Steinberger del marchio di moda zurighese Loev. Possiamo quindi immaginare che le casseforti delle grandi imprese di estrazione dei diamanti trabocchino di pietre preziose e le miniere in Africa e in Russia lavorino costantemente a pieno ritmo. Da molto tempo è però disponibile un’alternativa.

Diamanti creati in laboratorio? Esatto. I diamanti sono composti di carbonio. Se sottoposti ad alte temperature e a pressione elevata, gli atomi si uniscono in un reticolo cristallino che costituisce la struttura del diamante. È possibile produrli o, per utilizzare il gergo tecnico, allevarli. 
E ciò che viene allevato è tanto puro e brillante quanto le pietre preziose che vengono estratte dal sottosuolo: l’unica differenza è l’assenza di aspetti negativi. «I diamanti naturali e quelli prodotti in laboratorio hanno quasi le stesse caratteristiche chimiche, fisiche e ottiche», scrive il Gemological Institute of America (GIA) in risposta alla domanda di 20 minuti. «Le differenze sono date dai metodi molto differenti grazie ai quali vengono creati.»

L’importante è la certificazione, spiega il GIA. Grazie ad essa, il consumatore sa cosa sta comprando. Proprio come per le pietre preziose naturali, anche i diamanti artificiali sono classificati secondo la regola delle 4C: cut, color, clarity, carat ossia taglio, colore, purezza e carati.

Se la pietra è stata certificata da un istituto di controllo come il GIA, il cliente sa con certezza quanto è puro il diamante che ha davanti. In questo modo è possibile acquistare un bene dello stesso valore materiale ma in media circa il 30 per cento più economico e prodotto in condizioni sicure. Perché la società ancora arriccia il naso? «L’opinione pubblica è ancora influenzata da cent’anni di marketing da parte delle grandi imprese di estrazione dei diamanti», spiega Steinberger, che insieme a Niels Schäfer ha creato il marchio Loev un anno e mezzo fa. «Ma le cose cambiano in fretta: nel 2018 i diamanti artificiali costituivano solo il due per cento del mercato mondiale mentre oggi siamo già oltre dieci per cento.»
Loev vuole far sì che la percentuale continui a crescere. Se i diamanti artificiali sono stati finora utilizzati quasi esclusivamente nell’industria, il settore del lusso ha a sua volta scoperto questa procedura negli ultimi anni. I diamanti creati in laboratorio sono apprezzati soprattutto negli Stai Uniti e in Asia per la creazione di fedi nuziali e anelli di fidanzamento. Grazie a marchi come Loev («il nome è una combinazione di ‘love’ e ‘everyone’») queste pietre artificiali saranno presto sulla cresta dell’onda.

«Puntiamo su design, qualità e trasparenza», spiega Steinberger. Anelli, bracciali e collane sono unisex. «Il nostro design si discosta dalla visione tradizionale di generi e ruoli. Perché dovreste aspettare che qualcuno vi regali un anello di diamanti? Compratevene uno!» Da Loev è possibile farlo mantenendo la coscienza pulita: fin da subito l’impresa ha puntato su produttori che sfruttano energie rinnovabili e producono diamanti e metalli con un bilancio climatico neutrale.
Presto questo duo zurighese, i cui scintillanti prodotti sono da poco disponibili da Jelmoli, farà un nuovo passo avanti grazie alla prevista collaborazione con il produttore americano di diamanti Aether la cui produzione è climaticamente positiva. Significa che viene assorbita più CO2 dall’atmosfera di quanta ne venga immessa.

Maggiori informazioni su https://loevjewelry.com

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COMMENTI
 

Durden 11 mesi fa su tio
I diamanti non sono rari e neppure per sempre!