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LifestyleNonostante la collaborazione con Adidas, l’obiettivo di NCCFN non sono le vendite

14.03.23 - 11:00
Con la sua collezione upcycling, il marchio di moda bernese NCCFN riflette i problemi del settore della moda.
NCCFN © 2022
Per la collezione «We only look expensive, we only look cheap» NCCFN ha collaborato con Rework. Al momento dell’acquisto, i clienti hanno dovuto contrattare il prezzo dei capi.
Per la collezione «We only look expensive, we only look cheap» NCCFN ha collaborato con Rework. Al momento dell’acquisto, i clienti hanno dovuto contrattare il prezzo dei capi.
Nonostante la collaborazione con Adidas, l’obiettivo di NCCFN non sono le vendite
Con la sua collezione upcycling, il marchio di moda bernese NCCFN riflette i problemi del settore della moda.
La collaborazione con Adidas e con lo Young Boys di Berna mostra che ciò che fa scuote le coscienze.

Probabilmente, molto conoscono Nina Jaun più per il suo lavoro che per il suo nome: la designer ha creato i costumi per il film svizzero Mad Heidi, ha curato lo styling dei video musicali di Nativ e Lo & Leduc e ha lanciato il marchio di moda NCCFN.

Il successo del lavoro della bernese non è un caso. L’oggi trentatreenne lavora fin dalla prima gioventù nel settore della moda: dall’apprendistato come sarta, al lavoro di commessa presso H&M fino all’impiego presso il marchio Jahnkoy a New York. «Ho capito in fretta che c’era qualcosa che non andava», spiega Jaun a 20 minuti.

Nel settore della moda sono presenti tante delle ombre che affliggono l’intero mondo globalizzato. Secondo le Nazioni Unite, l’industria della moda è ad esempio responsabile di fino all’otto per cento delle emissioni globali di CO2. Al contempo, il settore produce circa 92 milioni di tonnellate di rifiuti tessili ogni anno. La produzione di stoffe è inoltre raddoppiata rispetto al 2000 e tra il 2015 3 il 2030 si stima che i rifiuti tessili prodotti dal settore aumenteranno del 60 per cento.

 

I prodotti non sono l’obiettivo

Per Nina Jaun è stato subito chiaro: voleva un approccio completamente diverso. Il suo lavoro di diploma, a conclusione del suo percorso di studi, ha quindi segnato la nascita di NCCFN, che sta per «Nothing Can Come From Nothing». Tre anni dopo, il marchio può vantare ad esempio una collaborazione con Adidas e con lo Young Boys di Berna.

Cosa fa di diverso NCCFN? «Due pensieri sono essenziali per NCCFN», spiega Dimitri Reist, graphic designer trentaseienne membro di NCCFN da tre anni, «il collettivo e il processo.» Non sono solo Jaun o lui stesso a costituire NCCFN bensì un ampio gruppo di persone che la pensano allo stesso modo: artisti, artigiani e designer. La filosofia che riunisce tutti loro: non mirano a essere in prima linea nel presentare prodotti sul mercato ma vogliono piuttosto incarnare un’idea. La moda è un mezzo, non un fine.

 

Collezione upcycling con prezzo a offerta libera

Per la collezione più recente, NCCFN ha rielaborato le rimanenze del club di calcio bernese Young Boys per creare t-shirts, pantaloncini e gonne. La collezione ha preso il nome di «No Thing is Forever», niente è per sempre. Il collettivo ha giustificato il nome spiegando che le nostre risorse sono limitate e che NCCFN crede nella libertà di modifica: «modificare è la capacità di conservare qualcosa.»

La collezione limitata upcycling è stata venduta da NCCFN a prezzo a offerta libera tra 20 e 150 franchi. NCCFN gioca volentieri con l’idea di prezzo: il valore dei capi della collezione precedente «We only look cheap. We only look expensive» veniva contrattata sul posto direttamente tra cliente e personale di vendita. Grazie a questi espedienti ludici, i clienti erano spinti a riflettere sul valore da dare a un prodotto, ai materiali e al lavoro necessario per produrlo.

 

Esposizione ad Appenzello Esterno

«La nostra motivazione non è di natura capitalista», spiega Nina Jaun. E Dimitri Reist aggiunge: «Tuttavia, siamo parte del sistema capitalistico della moda e lavoriamo consapevolmente con imprese globali che hanno lasciato che la produzione crescesse tanto da far sì che il settore arrivasse a ignorare persone, materiali e natura.» NCCFN non è una ribellione ma un approccio radicale alla realtà. Reist: «siamo un esperimento di ricerca in cui è possibile riflettere sui problemi del settore.» NCCFN non mira ad essere un marchio che punta sulla sostenibilità ma incoraggia comunque il consumo. Vuole offrire lo spazio e il tempo per riflettere sulla realtà.

Dal 1° aprile avrà inizio il prossimo progetto di NCCFN: a Teufen in Appenzello Esterno, il collettivo lancerà l’esposizione «Applied Utopia» che mira a far riflettere sulla catena di approvvigionamento globale e sui propri consumi. «Come possiamo e vogliamo vivere in futuro senza distruggere le basi della nostra sopravvivenza?», si legge nel comunicato stampa.

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