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CANTONE«Iniziativa No Billag? No alla vendita della democrazia»

06.11.17 - 14:26
I Verdi del Ticino invitano a bocciare l’iniziativa per l’abolizione del canone radiotelevisivo
T-Press
«Iniziativa No Billag? No alla vendita della democrazia»
I Verdi del Ticino invitano a bocciare l’iniziativa per l’abolizione del canone radiotelevisivo

BELLINZONA - Il comitato cantonale dei Verdi del Ticino si è pronunciato all’unanimità contro l’iniziativa denominata “No Billag”. «Un’iniziativa dal nome ingannevole - hanno dichiarato - che lascia intendere che vi siano altre possibilità di finanziare il servizio pubblico radiotelevisivo al di fuori della riscossione di un canone». Il gruppo spiega che, al contrario, «il testo dell’iniziativa esplicita chiaramente che la Confederazione non potrà più finanziare servizi radiotelevisivi e ciò implica di fatto la fine di un servizio pubblico indipendente nell’ambito dell’informazione».

I Verdi sono contrari alla privatizzazione e portano come esempio il passaggio di altri servizi pubblici, come PTT  e FFS, che a loro avviso ha avuto conseguenze negative. «Il campo dell’informazione è però nettamente più delicato per la democrazia. Il mercato dell’informazione fa gola a gruppi editoriali privati svizzeri e internazionali che non sono chiamati a rispettare importanti regole di pluralismo dell’informazione, ma piuttosto a rispondere ad azionisti e inserzionisti del loro operato. Fa specie constatare che i presunti paladini della democrazia svizzera siano tra i sostenitori di questa iniziativa che renderà la Svizzera meno indipendente dall’estero».

Secondo i Verdi del Ticino non vanno neppure dimenticati le oltre 1'200 lavoratrici e lavoratori che potrebbero perdere il loro posto di lavoro nella Svizzera italiana se l’iniziativa dovesse riuscire.

«Sarebbe quindi davvero assurdo - hanno concluso - che una regione linguistica minoritaria come la Svizzera italiana dovesse decidere di essere così autolesionista da non comprendere che la RSI e il servizio pubblico sono uno strumento importantissimo per il mantenimento della nostra cultura e delle nostre radici. Si può essere critici su molti aspetti della gestione dell’attuale SSR, ma in un paese multiculturale e plurilinguista, il servizio pubblico è il miglior strumento a garanzia di una coesione nazionale che non possiamo permetterci di perdere in nome dell’antipolitica o sull’altare di presunti risparmi individuali».

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