Il Consigliere nazionale ritiene che la sua mozione sia stata bocciata «senza i necessari approfondimenti» e sul tema inoltra un ulteriore postulato al Consiglio federale
LUGANO - Non è andata giù al leghista Lorenzo Quadri la decisione presa tre giorni fa dal Consiglio nazionale di bocciare - seguendo peraltro la posizione del Consiglio federale - la sua mozione che proponeva l'introduzione di una tassa d'entrata per i frontalieri per coprire in parte gli inconvenienti generati dal traffico sull'ambiente e le infrastrutture.
Il Consigliere nazionale - smaltita la delusione - ha deciso di tornare alla carica sul tema, sottoponendo al Consiglio federale un postulato titolato «la tassa d’entrata per frontalieri non può essere liquidata per partito preso e senza i necessari approfondimenti».
Nel suo scritto Quadri ricorda come la proposta si poggi su solide basi scientifiche visto che a formularla è stato il direttore del seminario per la scienza delle finanze dell'Università di Friburgo Reiner Eichenberger. «C'è un motivo e questo va approfondito. Cosa che il Consiglio federale manifestamente non ha fatto», sbotta il Consigliere nazionale leghista, che poi rincara la dose. «Nella loro presa di posizione si sono limitati ad invocare presunte incompatibilità con l’accordo sulla libera circolazione delle persone, senza però aggiungere alcuna argomentazione».
I dati - Poi Quadri espone - nuovamente - i dati sul fenomeno ricordando i problemi legati ad esso. «Secondo l’ultimo rilevamento ufficiale il numero dei frontalieri in Ticino è di 65'500. Essi occupano dunque quasi il 30% degli impieghi disponibili nel Cantone. Il loro numero è in continuo aumento, specie nel settore terziario. Questa situazione genera soppiantamento sul mercato del lavoro e dumping salariale».
«A che serve la preferenza "light"?» - Il Consigliere nazionale infine attacca la «cosiddetta preferenza indigena "light"» che secondo lui «non porterà ad alcuna limitazione dell’immigrazione, e nemmeno del frontalierato, s’impone di non lasciare nulla d’intentato per tutelare il mercato del lavoro ticinese da una situazione insostenibile». «Ciò a maggior ragione - conclude Quadri se si considera che i votanti ticinesi si sono sempre espressi contro la libera circolazione delle persone in tutte le consultazioni popolari sul tema».