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CANTONECommissione Prima i nostri: «Esecutivo deludente»

08.04.17 - 14:07
«C’è da sperare che la politica ritorni nuovamente a servire il popolo» ha dichiarato Marco Chiesa, che non ha risparmiato attacchi al Consiglio di Stato e Gran Consiglio
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Commissione Prima i nostri: «Esecutivo deludente»
«C’è da sperare che la politica ritorni nuovamente a servire il popolo» ha dichiarato Marco Chiesa, che non ha risparmiato attacchi al Consiglio di Stato e Gran Consiglio

BELLINZONA - Comincia con i ringraziamenti ai suoi colleghi la “lettera” diffusa da Marco Chiesa sul recente rapporto della commissione Prima i nostri.

Ma il resto dello scritto ha toni decisamente più accesi. Dopo i complimenti per aver sottoscritto le proposte e iniziative, e formulate nei relativi atti parlamentari, Chiesa attacca il Gran Consiglio per «essersi mangiato la parola». Si riferisce soprattutto agli atti parlamentari, che saranno vagliati e valutati da altre commissioni «allungando decisamente i tempi della loro realizzazione». E a Chiesa l’intento sembra chiaro: «Facciamo lavorare questi della commissione mettendogli una grossa pressione addosso e poi, se riescono a partorire la concretizzazione del principio, così come è stato il caso, insabbieremo il tutto rimandando il loro lavoro in altre commissioni dove noi, contrari al volere popolare, abbiamo la maggioranza».

E cos’ha fatto concretamente il Consiglio di Stato, sempre secondo Chiesa? Niente. «l menefreghismo dimostrato nei confronti di 56'101 votanti ticinesi è davvero disarmante. Ma non lo dice il sottoscritto, che è evidentemente di parte, ma ben sei rappresentanti di sei partiti diversi. Da Pinoja a Bang».

Gli stessi toni vengono utilizzati anche nel rapporto della commissione, in cui si parla apertamente di «un Esecutivo deludente, un Consiglio di Stato scarsamente proattivo a cui invece competerebbe la concretizzazione del volere popolare».

«C’è da sperare che la politica ritorni nuovamente a servire il popolo» concluse Chiesa.

Riportiamo qui le conclusioni del rapporto:

La Commissione speciale non può esimersi dall’esprimere la propria delusione riguardo alla scarsa proattività del Consiglio di Stato, malgrado le promesse fatte a suo tempo davanti al plenum del Parlamento. Se, da un lato, la Commissione ha potuto beneficiare di informazioni precise e puntuali da parte di diversi servizi dell’Amministrazione cantonale e di utili scambi con i Coordinatori dipartimentali su vari aspetti delle attività dei singoli Dipartimenti che riguardano i temi sollevati dall’iniziativa popolare, non risulta, d’altro lato, che il Consiglio di Stato quale organo collegiale cui compete il governo di questo Cantone abbia intrapreso misure concrete o si sia assunto specifici compiti o responsabilità ai fini dell’attuazione del volere popolare, al di là del mantenimento di quanto già in essere. Al riguardo, sembra mancare una visone prospettica da parte dell’Esecutivo. Ciò precisato, la Commissione speciale è convinta dell’utilità delle proposte formulate negli atti parlamentari sopra elencati; proposte che vanno a toccare non soltanto il settore pubblico e para-pubblico, ma anche il settore privato con interventi mirati in ambito fiscale e, attraverso la proposta di legge di applicazione della preferenza indigena, subordinando a determinate condizioni – preferenza indigena e salari dignitosi – il rilascio e il rinnovo di permessi a stranieri che intendono esercitare in Svizzera un’attività professionale.

Con queste premesse, e considerata la decisione del Gran Consiglio di non attribuirle l’esame di nessun atto parlamentare da lei elaborato, né di conseguenza l’allestimento dei relativi rapporti – decisione più che discutibile e, come già sottolineato nel rapporto intermedio, chiaramente contraria agli intendimenti iniziali – , la scrivente Commissione speciale ritiene di aver adempiuto, al meglio delle sue possibilità, il proprio mandato così come ridefinito dal Parlamento; essa si considera pertanto “automaticamente sciolta” in virtù all'art. 25 cpv. 3 della legge sul Gran Consiglio e sui rapporti con il Consiglio di Stato del 24 febbraio 20151 

 

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