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CANTONEDolce morte in Ticino: «Chi c’è dietro?»

23.02.17 - 14:28
Raoul Ghisletta chiede al Consiglio di Stato di quantificare e localizzare le strutture presenti sul territorio cantonale. Anche Fonio e Dadò tornano sul tema: «Urge chiarezza»
TiPress
Dolce morte in Ticino: «Chi c’è dietro?»
Raoul Ghisletta chiede al Consiglio di Stato di quantificare e localizzare le strutture presenti sul territorio cantonale. Anche Fonio e Dadò tornano sul tema: «Urge chiarezza»

BELLINZONA - A quasi un anno di distanza dall’interrogazione riguardante «l’incredibile Galassia Gasperini», Raoul Ghisletta rinnova le proprie richieste al Consiglio di Stato, invitandolo a «regolamentare» l’attività della cosiddetta “dolce morte” in Ticino, che nel prossimo futuro accoglierà due nuove strutture di questa tipologia a Chiasso.

Riferendosi direttamente a questi due nuovi soggetti, il deputato socialista chiede al Governo ticinese di identificare le figure che operano dietro a queste strutture e di quantificare, e localizzare, le «attività di dolce morte» presenti sul territorio cantonale.

Nelle sue precedenti domande al Consiglio di Stato, presentate l'11 marzo del 2016, Ghisletta aveva chiesto, oltre ai chiarimenti relativi alle qualifiche degli infermieri Gasperini e Chiodi per il settore sociosanitario, se il Cantone esercitasse o meno una sorveglianza sulle sopracitate persone giuridiche a tutela delle persone invalide, anziane e ammalate.

«Urge chiarezza!» - Anche i deputati Giorgio Fonio e Fiorenzo Dadò, ricordando la segnalazione di alcuni cittadini a proposito di un caso di “dolce morte” praticato la scorsa settimana, presumibilmente «ad opera della stessa signora Gasperini senza alcun preavviso», si sono rivolti al Consiglio di Stato chiedendo «chiarezza» in merito al numero di suicidi assistiti ad opera della stessa infermiera, o dell’associazione di cui è presidente, in seguito al diniego della licenza.

Inoltre, i deputati PPD chiedono al Governo se ritiene che quello in atto, considerato l’aumento del numero dei suicidi assistiti, possa essere identificato come un vero e proprio «turismo della morte».

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