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BERNA/CANTONEConsiglio federale, un delegato ticinese? "È un inutile doppione"

26.11.15 - 11:14
Berna è contrario all'introduzione di un delegato ad hoc per migliorare i rapporti col Ticino. La mozione era firmata Giovanni Merlini
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Consiglio federale, un delegato ticinese? "È un inutile doppione"
Berna è contrario all'introduzione di un delegato ad hoc per migliorare i rapporti col Ticino. La mozione era firmata Giovanni Merlini

BERNA - Un delegato ad hoc del Consiglio federale per migliorare i rapporti col Ticino sarebbe un inutile doppione: è quanto indica il Consiglio federale in risposta ad una mozione - che invita a respingere - del Consigliere nazionale Giovanni Merlini (PLR).

Il Governo sottolinea che "le strutture esistenti sono adeguate per migliorare ulteriormente le relazioni tra il Cantone e la Confederazione". L'adozione di uno statuto speciale sarebbe inoltre contrario alla parità di trattamento con altri cantoni.

Firmata anche da altri dieci consiglieri nazionali - Marina Carobbio Guscetti (PS), Ignazio Cassis (PLR), Roberta Pantani (Lega), Lorenzo Quadri (Lega), Pierre Rusconi (UDC), Fabio Regazzi (PPD) cui si aggiungono Gabi Huber (PLR/UR), Jean-René Germanier (PLR/VS), Silva Semadeni (PS/GR), Isabelle Moret (PLR/VD) - la mozione Merlini invitava il Governo a "presentare provvedimenti idonei per il miglioramento dei rapporti tra la Confederazione e il Cantone Ticino, valutando anche l'ipotesi di un apposito delegato del Consiglio federale".

A parere del deputato ticinese, negli ultimi 20 anni si è assistito ad uno scollamento tra l'opinione pubblica prevalente nel Cantone a Sud della Alpi e la Berna federale, come dimostrerebbe il forte sostegno popolare accordato all'iniziativa contro l'immigrazione di massa, sostegno che si spiega con la forte pressione della manodopera estera sul mercato del lavoro e le conseguenze negative che ne derivano.

Per Merlini, insomma, è necessario ricucire uno strappo di natura culturale che potrebbe trasformarsi in una lacerazione politica irreversibile.

Nella sua risposta, l'Esecutivo sostiene che conoscere bene la situazione particolare (traffico intenso, elevata proporzione di frontalieri, criminalità transfrontaliera, influenza del tasso di cambio sull'andamento economico) in cui versa il Ticino, situazione che tuttavia non è circoscritta solo a questo territorio ma coinvolge anche altri cantoni di frontiera. A Sud della Alpi, riconosce il Consiglio federale, taluni fenomeni sono più acuti che altrove.

Per questo il Consiglio federale intende proseguire "l'intenso dialogo" con le autorità di Bellinzona per cercare soluzioni soddisfacenti per tutti ai temi dei frontalieri, della doppia imposizione con l'Italia nonché per la libera circolazione delle persone, così come indicato in un rapporto reso noto il 16 di ottobre scorso.

Tuttavia, l'idea del delegato ad hoc non è opportuna. Per il Governo, infatti, in passato "è sempre stato possibile trattare o mitigare problemi e tensioni nei rapporti con singoli Cantoni nell'ambito degli organi bilaterali e multilaterali esistenti (p. es. conferenze intercantonali dei direttori)". Accordare quindi uno statuto speciale a un Cantone violerebbe il principio della parità di trattamento e creerebbe un precedente che potrebbe giustificare eventuali disparità

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