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CANTONE / VENEZUELAArrestato un giornalista ticinese in Venezuela

08.10.17 - 08:42
Da alcuni giorni Filippo Rossi era in Sud America con dei colleghi per girare un reportage della «città più pericolosa del mondo»
Arrestato un giornalista ticinese in Venezuela
Da alcuni giorni Filippo Rossi era in Sud America con dei colleghi per girare un reportage della «città più pericolosa del mondo»

CARACAS - Tre giornalisti, di cui uno ticinese, sono stati arrestati ieri in Venezuela dalla polizia.

L'italiano Roberto di Matteo, collaboratore de Il Giornale, il luganese Filippo Rossi, collaboratore de Il Fatto Quotidiano, e un collega locale, Jesus Medina, volevano entrare nella prigione di Tocoron nello Stato di Aragua per effettuare un reportage.

Dei tre non si hanno notizie da ieri pomeriggio. A denunciarne la scomparsa è stato il sindacato dei giornalisti venezuelano, come riferisce il quotidiano El Universal.

Il carcere di Tocoron è tristemente noto in Venezuela per i suoi ripetuti episodi di violenza e diversi altri crimini ed il governo non è ancora riuscito a pacificare.

La Sociedad Interamericana de Prensa (SIP) ha stimato che l'anno scorso le intimidazioni e gli arresti arbitrari contro i giornalisti sono aumentati. In Venezuela, il Colegio Nacional de Periodistas (CNP) ha denunciato un'ondata di attacchi contro i giornalisti in particolare mentre coprivano le proteste dell'opposizione anti-chavista, tra aprile e luglio.

Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) non era raggiungibile per una presa di posizione. Secondo quanto riferito dall'agenzia dii stampa italiana Ansa l'ambasciata d'Italia a Caracas, in stretto raccordo con Roma, segue fin dal primo momento il caso in stretto contatto con le autorità locali. La rappresentanza diplomatica italiana si è prontamente attivata per prestare al connazionale tutta l'assistenza necessaria.

«La città più pericolosa del mondo» - Il primo ottobre, sullo "Speciale Venezuela" che tiene sul blog "Vox Populorum", Rossi presentava Caracas come «la città più pericolosa del mondo».

«Si contano circa 130 omicidi per ogni 100 mila persone, un tasso altissimo - scrive -. Nelle strade è pericoloso camminare e nelle favelas i sequestri, le sparatorie e i regolamenti di conti sono all’ordine del giorno. Da quando la crisi venezuelana ha cominciato a peggiorare e la popolazione fatica giorno dopo giorno a sopravvivere, ecco che la decadenza è visibile. Durante il periodo di protesta degli ultimi mesi inoltre, il numero di omicidi e sequestri è diminuita drasticamente visto che la polizia è intervenuta spesso nelle strade per impedire ai manifestanti di protestare. Ma appena la situazione si è calmata, la situazione è andata ancora più fuori controllo».

L'intenzione del ticinese era trascorrere due settimane in loco per descrivere la cultura locale e «fare un po' di chiarezza sulla sua realtà».

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