L'imprenditore e politico Rocco Cattaneo sulla mobilità in bicicletta alla vigilia della partenza della sua pedalata di 251 chilometri verso il Parlamento federale
MONTECENERI - «Sono convinto che la bicicletta sia il mezzo di trasporto del futuro». È con questo spirito che domattina 24 novembre alle sei l’imprenditore e politico Rocco Cattaneo salirà in sella alla sua due ruote e, assieme al ciclista Mauro Gianetti e altri amici, partirà dal Monte Ceneri alla volta di Berna. Una pedalata di 251 chilometri (con breve tratto in treno attraverso il tunnel del San Gottardo) che lo porterà a Palazzo federale, dove lunedì 27 novembre entrerà in Consiglio nazionale. L’obiettivo di questa iniziativa, denominata “La bici è gioia” (vedi correlato), è porre l’accento su quanto è necessario fare in Svizzera, soprattutto in Ticino, a favore della mobilità lenta in bicicletta. «Per chi si muove con la due ruote serve più sicurezza» afferma Cattaneo.
Come bisognerebbe dunque intervenire?
«Innanzi tutto bisogna prevedere una segnaletica appropriata, sia verticale sia orizzontale, che delimiti in modo chiaro i percorsi dedicati alle biciclette, anche indicando la presenza dei ciclisti agli altri utenti della strada. Un buon esempio in questo senso si trova a Lucerna».
Ma si parla anche di infrastrutture...
«Sì, vanno creati dei percorsi ben separati dal traffico motorizzato. Il PLR aveva per esempio lanciato l’idea per una cosiddetta autostrada per la bicicletta tra Lugano e Mendrisio, sul modello di quanto già esiste sul ponte-diga. In Svizzera tedesca e nei paesi nordici interventi di questo tipo sono già stati attuati».
Sul fronte della sicurezza, ritiene che si debba educare anche l’automobilista?
«Una volta che avremo una segnaletica ben definita, all’automobilista sarà chiaro che una determinata porzione di strada è dedicata alle biciclette. Si pensi a quanto fatto sulla strada cantonale del Monte Ceneri. L’educazione passa dunque anche dalla segnaletica».
E anche il ciclista deve rispettare le regole...
«È vero, da questo punto di vista ci vuole una certa autocritica. La bicicletta mette di buon umore, una volta in sella si tende a volersi divertire. Ma anche il ciclista deve rispettare la segnaletica».
Davvero la bicicletta è il mezzo del futuro?
«Certo, e soprattutto con la diffusione delle ebike bisogna prevedere un boom della mobilità ciclabile. Nel traffico di vicinanza, la due ruote può sostituire o integrare gli altri mezzi di trasporto».
Dal suo punto di vista, in Ticino a che punto siamo?
«In Ticino siamo in ritardo. È appena da una decina d’anni che si sta effettivamente facendo qualcosa a favore della mobilità lenta in bicicletta, ma siamo partiti da poco più di zero. Qualcosa sta però cambiando. Basti pensare alla pista ciclabile di recente inaugurata tra Canobbio e Tesserete, che è davvero bella».
Nelle città ticinesi è però difficile fare spazio alle biciclette...
«In ambito urbano è necessario lavorare soprattutto di segnaletica, ma bisogna anche saper sacrificare gli spazi dedicati al traffico motorizzato».