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CANTONE / SVIZZERABatteri resistenti nei cibi precotti? «Nessun rischio»

15.11.17 - 10:01
Un’analisi dell’Associazione dei chimici cantonali svizzeri rivela che le pietanze pronte contribuiscono in modo ridotto alla diffusione di microrganismi ESBL
Batteri resistenti nei cibi precotti? «Nessun rischio»
Un’analisi dell’Associazione dei chimici cantonali svizzeri rivela che le pietanze pronte contribuiscono in modo ridotto alla diffusione di microrganismi ESBL

BELLINZONA - Il contributo dei cibi precotti alla diffusione di batteri ESBL è molto basso. Lo rileva l’Associazione dei chimici cantonali svizzeri che ha analizzato più di 800 cibi precotti provenienti da stabilimenti di ristorazione ubicati in 12 cantoni tedeschi e in Ticino, ricercando la presenza di batteri resistenti agli antibiotici beta-lattamici. In particolare batteri della famiglia delle Enterobatteriacee, produttori di beta-lattamasi ad ampio spettro (ESBL). Batteri ESBL (peraltro di specie non patogena per l’uomo) non hanno potuto essere rilevati che in due soli campioni.

La qualità microbiologica dei campioni testati è risultata essere in linea con quanto trovato abitualmente da parte del controllo alimentare svizzero. Un campione su 5 ha mostrato cariche batteriche superiori ai valori di legge per gli organismi mesofili aerobici e 1 campione su 4 mostrato cariche batteriche superiori ai valori indicativi per le Enterobacteriaceae.

Lo studio dei chimici cantonali non ha mostrato alcuna correlazione tra un superamento del valore di legge e la presenza di una resistenza agli antibiotici. Infatti, solo lo 0,2% degli alimenti precotti provenienti da stabilimenti di ristorazione svizzeri conteneva enterobatteri produttori di beta-lattamasi ad ampio spettro.

In Ticino, in totale sono stati analizzati 41 campioni di derrate alimentari trattate termicamente (pronte al consumo o da riscaldare), provenienti dal settore della ristorazione collettiva. In nessun campione sono state rilevate tracce di batteri ESBL o di carbapenemasi. Dodici campioni (29%) sono tuttavia risultati non conformi all’Ordinanza sui requisiti igienici (ORI).

I risultati indicano pratiche igieniche non sempre ottimali, in particolare nell'ambito della conservazione (troppo lunga e a temperature non corrette), del raffreddamento (a temperatura ambiente o/e non abbastanza rapida) così come delle operazioni di sanificazione.

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