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CANTONEBertoli sugli internamenti amministrativi: «Un segno di civiltà riconoscere gli errori del passato»

21.02.17 - 18:11
Bertoli sugli internamenti amministrativi: «Un segno di civiltà riconoscere gli errori del passato»

BELLINZONA - Da quali strutture, processi e meccanismi sociali sono scaturiti gli internamenti avvenuti prima del 1981 nei confronti di giovani, donne e uomini? Quali leggi reggevano gli internamenti amministrativi nei Cantoni e come si applicavano? Quali erano i gruppi più toccati e come hanno vissuto il fatto di essere rinchiusi, spesso per anni? Quali autorità e istituzioni erano implicate? E oggi le vittime come convivono con quanto hanno subito?

L'incontro - Il Consigliere di Stato Manuele Bertoli, direttore del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS), nel quadro di una giornata organizzata in collaborazione con l’Archivio di Stato del Cantone Ticino, ha incontrato oggi la Commissione peritale indipendente (CPI) incaricata dal Consiglio federale di realizzare una ricerca scientifica sui suddetti internamenti amministrativi.

Presenti anche rappresentanti delle "vittime" - La Commissione ha tenuto la sua riunione plenaria nella sede dell’Archivio di Stato a Bellinzona. In un secondo momento i membri della Commissione si sono intrattenuti con le autorità ticinesi, rappresentate dal Consigliere di Stato Manuele Bertoli, direttore del DECS, per presentare le attività della CPI, i progressi della ricerca condotta dalla Commissione, come pure lo stato della ricerca sulle misure coercitive in Ticino. Alla discussione hanno pure preso parte rappresentanti delle persone toccate dal fenomeno, esponenti del mondo accademico, degli Archivi e dell’Amministrazione cantonale, ma anche altri esperti sensibili alla tematica.

Oggetto da alcuni anni di un vivace dibattito civile e politico nella Svizzera tedesca e romanda, il fenomeno delle misure coercitive a scopo assistenziale suscita sempre più interesse anche nel nostro Cantone. Anche in Ticino si diffonde il bisogno di meglio conoscere queste pratiche che ne hanno caratterizzato la storia sociale fino agli anni ’80 del secolo scorso.

«Importante riconoscere gli errori del passato» - Conscio del delicato compito che è stato assegnato alla CPI il Consigliere di Stato Manuele Bertoli ha dato l’avvio all’incontro ricordando che «è un importante segno di civiltà quello di riconoscere, anche se con anni di ritardo, quelli che, seppur con lo sguardo di oggi, non possono che essere definiti errori del nostro passato». Convinto che questo lavoro di trasparenza ma soprattutto di verità e di capacità della collettività di rimettersi in discussione sia necessario, il Consigliere di Stato ha poi augurato alla commissione di lavorare in maniera tranquilla, oggettiva e approfondita affinché chi debba avere riparazione la ottenga. «Non sarà possibile ridare gioia a chi gioia non ha avuto, ma a queste persone dobbiamo quantomeno questo recupero di verità». Ha concluso il Consigliere di Stato.

Markus Notter, presidente della CPI, ha infine ricordato come nel 2014 le autorità federali abbiano posto le basi costituzionali per compiere questo atto riabilitativo. La CPI nata nel 2015 ha l’incarico di svolgere un lavoro scientifico per ricostruire questa triste pagina di storia Svizzera. È stato ribadito come l’elemento della scientificità sia fondamentale per avere un approccio a questi avvenimenti che non sia soggettivo. È stato sottolineato come il primo passo per la riabilitazione passi necessariamente dal riconoscimento di quanto è accaduto. Il traguardo, ha concluso Notter, è quello di terminare il lavoro di ricerca antro il 2019.

Il direttore dell’archivio di Stato del Canton Ticino Marco Poncioni ha poi spiegato che il primo atto per coloro che decidono di avanzare una richiesta di risarcimento sia quello di costituire il dossier. Questo sarà proprio il prezioso compito che spetta a chi lavora con il materiale storico dell’archivio.

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